Soia, perché lo stelo è ancora verde e ha le foglie quando i bacelli sono pronti per la raccolta

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La chiamano “sindrome dello stelo verde” e avviene quando la pianta di soia, nel periodo della raccolta, presenta il fusto ancora succulento con molte foglie che sembrano in piena attività attaccate nella parte apicale. Il fenomeno non è nuovo, ma quest’anno si è presentato con una certa frequenza in molti appezzamenti, creando non pochi imbarazzi tra agricoltori e contoterzisti indecisi sul da farsi: raccogliere o aspettare? Abbiamo chiesto l’opinione in merito di Giuliano Mosca, docente di agronomia all’Università di Padova.

Una fisiopatia dovuta allo stress da caldo dell’estate del 2015

«La soia è una pianta a senescenza contemporanea – dice Giuliano Mosca – che nel 2015 è stata soppiantata da un’inattesa senescenza scalare caratterizzata dalla presenza di bacelli che hanno virato al colore tipico della maturazione della varietà impiegata, ma che contengono semi maturi più piccoli del normale insieme a semi ancora “pastosi”, cioè immaturi. Questa fisiopatia, come si chiama in gergo tecnico, sembra dovuta al forte stress termico che ha subìto la soia durante un’estate che ha visto il termometro superare anche i 37 °C proprio nel periodo della formazione dei baccelli. La pianta ha reagito con un meccanismo insito nella sua fisiologia, cioè chiudendo gli stomi delle foglie e bloccando di fatto il processo di fotosintesi, pur intercettando una formidabile radiazione solare. A questo si deve aggiungere anche uno stress a carico dell’apparato radicale che ha provocato un ulteriore squilibrio. È verosimile infatti che la radice non sia riuscita a compensare l’acqua persa per l’incipiente evapotraspirazione».

La pianta continua “a lavorare” anche in stagione avanzata

«Considerando che gli agricoltori seminano varietà ad accrescimento indeterminato – prosegue Mosca – quando termina la morsa del caldo la pianta torna a lavorare e a emettere, anche in stagione avanzata, nuovi palchi fogliari con formazione di nuovi fiori che si trasformeranno in nuovi baccelli, e che tuttavia non riusciranno a riempirsi completamente. Questo fenomeno, definibile “dominanza apicale” (che significa ineludibile richiesta di risorse nutrizionali da parte di strutture di neoformazione), nel 2015 si è riscontrato con molta frequenza ed è proprio a esso che si possono attribuire le anomalie fisiologiche della soia che stiamo osservando in campo».

La fisiopatia caratteristica della soia 2015: nel periodo della raccolta, presenta il fusto ancora succulento con molte foglie che sembrano in piena attività attaccate nella parte apicale.
La fisiopatia caratteristica della soia 2015: nel periodo della raccolta, presenta il fusto ancora succulento con molte foglie che sembrano in piena attività attaccate nella parte apicale.

I consigli da mettere in pratica per le semine 2016 di soia

Prof. Mosca, quali raccomandazioni possiamo fare agli agricoltori per metterli al riparo nel 2016 dalle anomalie osservate quest’anno?

«Bisogna tornare a osservare i fondamentali agronomici, primo tra tutti l’acquisto di semente da chi la sa produrre, cioè dalle società sementiere, evitando le inutili micro-speculazioni del cosiddetto “seme aziendale”. Fare questo significa ridurre l’alea di rischio partendo con il piede giusto e mettendo già al sicuro una parte del raccolto. In secondo luogo, occorre scegliere con molta attenzione il gruppo di maturazione, evitando di puntare solo sui Gruppi 2 che in certe condizioni per i nostri ambienti possono risultare troppo tardivi, preferendo invece varietà del Gruppo 1 o al massimo 1+. Da alcuni anni c’è la tendenza a scegliere varietà di soia più tardive pensando di produrre di più, ma l’esperienza di molti anni di coltivazione ci dice che se l’annata non va per il verso giusto, si può incorrere in risultati negativi».

«C’è poi il terzo aspetto da considerare: l’epoca di semina. Anche per via della mancata disponibilità operativa di molti contoterzisti impegnati a terminare altri cantieri di semina, gli agricoltori seminano la soia a maggio inoltrato quando invece, se la stagione lo permette, l’epoca giusta di semina è da collocare dalla seconda metà di aprile in avanti. E non è un dettaglio, perché prima la soia chiude l’interfila, meglio è per la difesa dalle malerbe e il risparmio d’acqua da terreno scoperto. Da ultimo, infine, non bisogna trascurare il diserbo, puntando sul trattamento del pre-emergenza per far partire bene la soia senza che debba soffrire della competizione iniziale delle infestanti».

L’Italia ha bisogno di aumentare la produzione di soia

La soia quest’anno si è estesa su circa 300 mila ettari ed è tornata a occupare, almeno in parte, quel posto centrale nell’avvicendamento colturale che merita con significativi benefici agronomici ed economici. Dunque ci auguriamo che gli agricoltori non si lascino scoraggiare da un’annata che non è andata per tutti come ci si aspettava e che nel 2016 continuino a puntare sulla soia, con la consapevolezza che la convenienza di una coltura va giudicata nell’arco di almeno un quadriennio. Senza dimenticare, infine, che il livello di autosufficienza per la soia nel nostro paese si attesta appena sul 20% e che le importazioni di granella e di farine di soia continuano a pesare sulla nostra economia con un disavanzo di circa 1,7 miliardi di euro.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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