Sorgo da foraggio dopo triticale o loietto da affiancare al mais

sorgo

«Dopo che ho raccolto il triticale, semino il sorgo da foraggio che affianca il mais che semino in primo raccolto. Il sorgo ha la prerogativa di eliminare la diabotrica e così, con la giusta rotazione colturale, mi tolgo anche questa preoccupazione. Quindi la rotazione nella mia azienda zootecnica prevede mais-triticale e sorgo da foraggio». Così parla un agricoltore-allevatore del bresciano che fa bene i conti e che utilizza i nuovi sorghi da foraggio frutto della moderna genetica, capaci di raggiungere rese di 600-700 ql/hha in 110 giorni dall’emergenza.

Gli agricoltori pian piano stanno apprezzando i numerosi vantaggi agronomici dei nuovi sorghi da foraggio, che nulla hanno a che vedere con gli ibridi e le varietà del passato. Questo è il punto da tenere bene in considerazione: la genetica ha fatto passi da gigante.

Poca acqua, poco azoto e nessun trattamento fitosanitario

Ma vediamo le prerogative esclusive del sorgo da foraggio:

  1. Ridotta richiesta idrica e grande efficienza nell’utilizzo dell’acqua. Il sorgo, quando entra in stress idrico, grazie ai suoi meccanismi fisiologici di aridoresistenza e di stasi vegetativa blocca la sua crescita, che riprende a pieno ritmo – a differenza del mais – appena ritrova le risorse idriche, naturali o attraverso l’irrigazione.
  2. Ridotta necessità di trattamenti fitosanitari, che si limitano al diserbo.
  3. Non viene attaccato dalla piralide, che se presente non riesce a completare il suo ciclo di sviluppo.
  4. Grande adattabilità ambientale a tutte le tipologie di suolo.
  5. Ridotta necessità di fertilizzanti: per l’azoto non si devono superare le 100 unità/ettaro.
  6. Foraggio con ottimo contenuto energetico e fibra altamente digeribile con un’ ampia finestra di raccolta.
  7. Elevata sanità del prodotto raccolto, sia foraggio che granella, senza alcuna traccia di micotossine.
  8. Estrema facilità di insilamento e perfetta conservazione dell’insilato grazie all’abbondante presenza di zuccheri.

I sorghi BMR hanno una fibra molto digeribile

Ricordiamo che è bene seminare i nuovi ibridi BMR, il che significa che hanno una nervatura centrale dello stelo di colore marrone, segno del fatto che la pianta ha un basso contenuto di lignina (inferiore dal 15 al 25% rispetto agli ibridi tradizionali). Si tratta di un fattore molto importante a livello zootecnico, perché rende la fibra più digeribile e il foraggio più appetibile. Dunque il sorgo permette di interrompere la monocoltura di mais senza penalizzare la razione, dato che le produzioni di unità foraggere con questi ibridi sono simili e si presta per la semina su minima lavorazione e su sodo.

La semina può essere effettuata nella prima settimana di giugno se la precessione è, per esempio, triticale da trinciato, prevedendo un diserbo in post-precoce. Il solo punto debole del sorgo è alla partenza, perché il seme deve trovare la giusta umidità nel suolo per partire bene.

La dose di seme a seconda dell’ibrido prescelto va da un minimo di 10 a un massimo di 22 kg/ha.

Silosorgo da raccogliere al 30% di umidità

Se si opta per il silosorgo, l’obiettivo consiste nel raccogliere un foraggio con una sostanza secca compresa tra il 27% e il 30% per ottenere un insilato di qualità che eviti percolazioni. La raccolta deve essere effettuata a partire dai primi segnali di disseccamento delle foglie nella parte inferiore della pianta.

Generalmente l’insilato di sorgo non deve essere trinciato in maniera troppo sottile o troppo grossolana per garantire una buona stabilità del silo al momento dell’apertura. In momenti, come gli attuali dove si prevede una forte carenza di mais per le note vicende internazionali, è opportuno affiancare all’incremento necessario delle semine primaverili di mais anche valide alternative come è appunto il sorgo foraggero.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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