Tomasoni: da Brescia a Portomaggiore con l’idea fissa dell’agricoltura 4.0

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È un bresciano che non si ferma mai e vuole misurarsi sempre con nuove sfide, l’imprenditore agricolo Gianfranco Tomasoni, che incontriamo a Portomaggiore (Ferrara) alle porte dello sconfinato Mezzano ferrarese, una bella terra di conquista per un agricoltore che ha le idee molto chiare.

Gianfranco Tomasoni nella sua azienda Vittoria a Portomaggiore (Ferrara)

«Nel bresciano, dove sono nato e dove ho un’azienda con un allevamento da carne – spiega Tomasoni – non potevo più espandermi, tali sono la concentrazione zootecnica e la poca disponibilità di terra da acquistare. Così ho rivolto l’attenzione su un territorio, qui a Portomaggiore, dove c’è ancora tanto spazio da occupare e così ho investito anno dopo anno fino a raggiungere la superficie di 300 ettari in proprietà e i 1800 capi in stalla».

Da sinistra la giornalista Agnese Zacchè, il direttore commerciale di Kverneland Group Italia Sandro Battini e Gianfranco Tomasoni nel corso dell’intervista per la trasmissione Agri Informa, in onda ogni domenica su 7 Gold.

Aratura e minima lavorazione

Siamo nell’aia dell’azienda agricola Vittoria, dove Tomasoni ha raggruppato la sua flotta rossa di attrezzature Kverneland per lavorazione del terreno, semina, diserbo, gestione dei foraggi aziendali e concimazione. «Anni fa, quando sono arrivato a Portomaggiore – racconta Tomasoni – mi sono reso conto di trovarmi di fronte a terreni molto diversi da quelli bresciani e così ho voluto investire su un aratro Kverneland, che aveva già allora caratteristiche molto diverse dai prodotti locali di cui mi ero sempre servito, e ho apprezzato in campo le sue performance, tant’è che oggi l’ho sostituito con un nuovissimo pentavomere Kverneland i-Plough Isobus. È un aratro intelligente che permette di effettuare tutte le regolazioni dalla cabina e con un tracciamento automatico, cioè il sistema raddrizza il lavoro nei campi irregolari e mantiene sempre parallela la linea di entrata e di uscita dell’aratro in cappezzagna».

L’aratro portato Kverneland i-Plough Isobus, le cui regolazioni vengono effettuate direttamente dalla cabina.

Quindi Tomasoni è per le lavorazioni tradizionali, ovvero aratura ed erpicatura? «Per i primi raccolti sì – risponde l’imprenditore – dal momento che devo interrare anche grandi quantità di letame, mentre per i secondi raccolti di mais, soia e sorgo preferisco la minima lavorazione, che effettuiamo con successo utilizzando l’erpice Kverneland Qualidisc di 4 metri».

La carne è destinata al circuito “Fior Fiore” di Coop

Tomasoni crede fermamente nelle nuove tecnologie 4.0 e sta portando avanti la digitalizzazione completa dell’azienda, anche in funzione del rapporto di esclusiva che ha con Coop Italia per il marchio “Fior Fiore”: «Tutti i miei animali, una volta macellati, prendono quell’unica destinazione e sono soddisfatto di questo rapporto che ormai va avanti da parecchi anni, anche se richiede molto impegno perché i disciplinari da seguire puntano alla massima sostenibilità, in campo e in stalla, e all’alta qualità. Occorre implementare la tracciabilità di tutto quello che si fa, la base di partenza sono gli alimenti di prima qualità, in gran parte autoprodotti sui nostri terreni, e per questo mi sono dotato del sistema IsoMatch FarmCentre di Kverneland, che immagazzina tutti i dati che mi occorrono e che mi consente una facile gestione della flotta e degli appezzamenti».

La rotopressa Vicon RV 5118 a camera variabile con sistema Power Bind per l’iniezione diretta della rete per operazioni veloci di legatura.
L’andanatore Vicon Andex 464 con larghezza di lavoro di 4,60 metri e 13 bracci dentati.

Mappatura del suolo e semina a dose variabile

Come si sta consolidando il percorso digitale 4.0? Spiega Tomasoni: «Abbiamo avviato la mappatura dei terreni, che è stata effettuata da Pioneer, e sulla base dei risultati analitici quest’anno abbiamo seminato su una parte della superficie il mais a dose variabile, grazie al fatto che disponiamo della seminatrice Kverneland Optima V a sei file con guida automatica Topcon. Attendiamo i risultati dalla trebbiatura, ma siamo certi che sia la strada giusta».

La seminatrice Optima V ha effettuato quest’anno la semina del mais a dose variabile.

Massima precisione e sostenibilità per i diserbi

Sul versante della “chimica”, l’azienda ha fatto un investimento importante sulla barra da diserbo: «Abbiamo puntato sulla botte trainata Kverneland iXtrack T3 da 3200 litri Isobus, che ci garantisce la massima precisione nei trattamenti e anche la massima sostenibilità. Monta una sospensione a parallelogramma che combina la stabilità con un bilanciamento delicato, per prevenire qualsiasi deviazione dall’altezza ottimale di irrorazione. Uno dei punti di forza della T3 è il sistema di pulizia iXclean Pro, che si attiva tramite monitor e che assicura una tripla pulizia nello stesso tempo in cui i normali sistemi ne eseguono uno».

La botte trainata iXtrack T3 da 3200 litri con barra in alluminio.

Un cantiere combinato per i cereali vernini

Per la semina dei cereali vernini, da quest’anno Tomasoni metterà in campo un cantiere combinato tra una barra di semina con falcione CX II, un serbatoio frontale DF2 ed erpice F35: «Uno dei nostri obiettivi è accorciare il più possibile i tempi di semina, quindi per grano e orzo una combinazione del genere è ideale. Ci crediamo molto e la metteremo in campo per la prima volta nel prossimo autunno».

In primo piano l’erpice NG F35, da abbinare alle barre di semina sullo sfondo, dotate di falcione CX II.
Il serbatoio frontale DF2 Esa Isobus, che completa il cantiere di semina.

L’ultimo investimento in arrivo in questi giorni è sulla concimazione: «Non potevamo chiudere il cerchio, almeno per il momento, senza considerare uno spandiconcime Isobus come Kverneland Geospread, che con il prezzo attuale dei concimi e un’ettarato come il nostro, si ripagherà in breve tempo, facendoci risparmiare parecchie migliaia di euro di fertilizzanti grazie alla sua precisione».

Il messaggio finale di Tomasoni

Il messaggio finale di Tomasoni è molto significativo: «Viviamo momenti molto difficili, ma ritengo di essere in grado di continuare a crescere ed espandere la mia attività agricola e zootecnica. Non c’è dubbio però che questo obiettivo l’imprenditore agricolo, piccolo o grande che sia, lo può raggiungere solo aumentando le sue conoscenze e il suo grado di istruzione e utilizzando, in proprio o attraverso il contoterzismo, tutte le moderne tecnologie, meccaniche, informatiche e digitali, senza le quali non si va ormai più da nessuna parte. L’agricoltore che rimane ancorato al passato è destinato a chiudere».

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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