Tre regole per eliminare malerbe e micotossine con l’agricoltura conservativa

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Numerosi lettori, quando affrontiamo il tema dell’agricoltura conservativa (cioè minima lavorazione e sodo al posto dell’aratura), sostengono che così facendo facilitiamo lo sviluppo delle infestanti e delle micotossine, queste ultime legate alla presenza in superficie dei residui colturali. Il problema certamente esiste, ma può essere minimizzato e successivamente annullato se si applica correttamente la “regola del tre” nel passaggio da aratura ed erpicatura a minima e sodo.

Infatti, per avere successo con le lavorazioni conservative non è sufficiente non usare più l’aratro, che è la regola numero 1, ma occorrono altre due cose:

  • Regola numero 2: diversificazione colturale, cioè avvicendamento e rotazioni colturali ampie.
  • Regola numero 3: copertura del suolo tutto l’anno, con l’uso delle colture di copertura (cover crops).

Il passaggio va gestito con molta attenzione

Queste tre regole, insieme al principio di evitare il più possibile i calpestamenti del terreno soprattutto in fase di raccolta, sono la base di partenza per impostare correttamente il passaggio di gestione del suolo dai vecchi ai nuovi sistemi. È chiaro che se l’agricoltore si limita solo a non usare più l’aratro e non segue le altre raccomandazioni, non può pretendere di avere successo, e così nascono le solite critiche verso l’innovazione.

Abbiamo sempre sostenuto che il cambiamento nella gestione del suolo e del letto di semina richiede tante attenzioni e non è un percorso da prendere alla leggera, decidendo solo in poche settimane il da farsi. Occorre invece seguire una programmazione e praticare una scelta oculata dei mezzi meccanici da mettere in campo.

Residui colturali e cover crops sono nemici delle infestanti

Torniamo alla questione dei sistemi conservativi e dell’uso dei diserbanti. È la maggior diversificazione colturale (regola numero 2) il primo elemento che consente di ridurre nel tempo la necessità di controllo chimico delle infestanti e di fare ricorso a famiglie di diserbanti più compatibili con l’ambiente. Inoltre le colture di copertura contribuiscono notevolmente al controllo delle malerbe, grazie alla veloce crescita e all’elevata aggressività con cui riescono a sopraffare le infestanti. Come? Riducendo loro luce, acqua ed elementi nutritivi e grazie anche agli effetti allelopatici di cui sono dotate alcune di esse.

I residui colturali lasciati in superficie, in quantitativi di solito elevati, formano uno strato di pacciamatura naturale che inibisce l’affermazione delle infestanti per l’ombreggiamento e la barriera fisica che frappone alla emergenza delle plantule di infestanti.

I residui colturali lasciati in superficie costituiscono un ostacolo naturale allo sviluppo delle infestanti.
I residui colturali lasciati in superficie costituiscono un ostacolo naturale allo sviluppo delle infestanti.

Come scegliere le cover crops

La scelta delle cover crops va fatta anche in base all’obiettivo che si vuole raggiungere.

  • Se l’obiettivo è il miglioramento della struttura del suolo, è bene scegliere specie a radice fascicolata come le graminacee o specie con apparato radicale fittonante come trifogli, rafano, senape, ravizzone.
  • Se l’obiettivo è risparmiare in concimi chimici grazie all’azotofissazione, è opportuno scegliere veccia, trifogli e senape.
  • Se l’obiettivo è migliorare suoli difficili con scarsa capacità di strutturarsi bene, sono ideali i miscugli come segale-loietto italico.
Ecco come si presenta la senape, cover crop geliva, nel mese di febbraio. Al momento della semina del mais o della soia, sul terreno sarà rimasta solo una pacciamatura di materiale sminuzzato naturalmente e secco, che consente una semina diretta oppure una minima lavorazione senza uso preventivo di Roundup.
Ecco come si presenta la senape, cover crop geliva, nel mese di febbraio. Al momento della semina del mais o della soia, sul terreno sarà rimasta solo una pacciamatura di materiale sminuzzato naturalmente e secco, che consente una semina diretta oppure una minima lavorazione senza uso preventivo di Roundup.

I residui sono fonte di inoculo per le infezioni fungine?

Passiamo alla questione delle micotossine. Tanti agricoltori dicono che i residui colturali che rimangono in superficie rappresentano una pericolosa fonte di inoculo di infezioni fungine. Anche in questo caso occorre richiamare la regola 2 dell’agricoltura conservativa, cioè la rotazione colturale, che non contempla la monosuccessione cerealicola: e così, viene minimizzato l’eventuale trascinamento temporale dell’inoculo fungino.

Diversificazione colturale e maggiore attività biologica nei terreni gestiti con i sistemi conservativi al posto dell’aratura, costituiscono un efficace fattore di controllo naturale della carica fungina. Poi è chiaro che tutte le regole di buone pratiche agricole, tra le quali l’applicazione di funghi antagonisti come il trichoderma, vanno applicate sia che si ari, sia che non si ari più.

Attenzione alle limacce

Va detto invece che la presenza dei residui colturali in superficie in concomitanza con i periodi umidi può favorire lo sviluppo abbondante di limacce, e in questo sono particolarmente a rischio mais, soia e colza. Dunque chi adotta le lavorazioni conservative ha l’obbligo di monitorare con cura questi parassiti e, in caso di forti infestazioni, deve intervenire con esche a base di fosfato di ferro, da distribuire alla semina o nelle fasi di primo sviluppo delle piantine, soprattutto ai margini dei campi coltivati da dove partono le infestazioni.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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