Tutela dei suoli, gli agricoltori ci credono. Ma occorrono risorse mirate e meno burocrazia

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La strada sulla quale viaggerà la prossima Pac è già tracciata da tempo, ma in questi ultimi mesi si rafforza sempre più la componente ambientale della manovra, che sarà la stella polare di riferimento indiscutibile per i nostri agricoltori.

La difesa del suolo è la priorità

Oltre a limitare l’uso della chimica nei campi e nelle stalle, saranno ancora una volta la difesa e l’aumento progressivo della fertilità globale dei nostri terreni, ormai poverissimi di sostanza organica, ad attirare una cospicua fetta dei finanziamenti che giungeranno dai nuovi Psr regionali.

La misura 10 dei Psr è stata molto sfruttata

Gli agricoltori italiani stanno dimostrando di credere nella necessità di cambiare il modo di lavorare i terreni, puntando su minime lavorazioni, sodo e colture di copertura, tant’è che nella maggior parte delle regioni hanno attinto ai finanziamenti previsti dalle misure agroambientali, che comprendono sostegni diretti all’adozione di queste pratiche, ma anche per l’uso dei sovesci e degli ammendanti organici e per l’ampliamento degli avvicendamenti con colture miglioratrici. Infatti i numeri ci dicono che nella maggior parte delle regioni la superficie target di intervento è stata ampiamente superata, fatta eccezione per Abruzzo, Molise, Piemonte, Sardegna, Toscana e Umbria, che dimostrano scarsa attenzione per le problematiche che affliggono i nostri suoli.

Occorrono forti correttivi alle misure ambientali

Ma cosa ci aspetta nei prossimi anni? Gli agricoltori non possono che continuare sulla strada già tracciata, limitando sempre più le arature e le lavorazioni invasive alle situazioni limite oppure alle poche colture dove sono ancora più o meno indispensabili, ma anche le nostre Regioni non devono mancare l’appuntamento dei prossimi Psr, adottando dei necessari correttivi dopo le esperienze di questi anni.

Differenze assurde tra Regioni per gli stessi interventi

Nel periodo 2014-2020, cioè la Pac che si esaurirà alla fine del 2022, la misura 10 dei diversi Psr regionali è stata modulata in maniera troppo diversificata e confusa da Regione a Regione, creando forti disparità tra gli agricoltori che adottano un medesimo impegno, sia per quanto riguarda l’entità degli aiuti ad ettaro, sia per quanto riguarda le opzioni agronomiche consentite per ottenere l’aiuto. Infatti sino a oggi ciascuna Regione ha adottato un criterio diverso sia nella fissazione dei premi sia degli obblighi, mentre logica insegna che se l’obiettivo della difesa del suolo è comune, devono essere comuni anche gli strumenti tecnici e i relativi sussidi. Poi starà agli agricoltori e agli agronomi decidere quali adottare in base alle caratteristiche delle aziende.

Ecco alcuni esempi regionali dove con la misura 10 per medesimi impegni si incassano premi ad ettaro molto diversi.

Non è giusto che se faccio sodo o minima in una regione trovo che il premio per uno stesso impegno può essere doppio o triplo rispetto a quello fossato in altra regione. Dunque prima di tutto occorre mettere mano a una uniformità degli interventi su base nazionale, poi occorre semplificare le procedure burocratiche per la presentazione delle domande e degli impegni e scrivere con maggiore semplicità e incisività le regole tecnico-agronomiche da seguire.

Più risorse e apertura ai contoterzisti

Infine occorre aumentare di molto le dotazioni finanziarie, sia per incentivare ancora di più l’adozione delle lavorazioni conservative e delle cover crops, che per favorire l’acquisto delle nuove attrezzature adatte agli scopi prefissati sia da parte degli agricoltori sia da parte dei contoterzisti.

Insomma, ci vuole più coraggio: se la difesa del suolo è prioritaria, come dicono tutti a gran voce, la prossima Pac elimini alcune misure di sostegno inutili (ci sono tante misure dei Psr andate deserte) per concentrare le risorse su pochi ma chiari obiettivi prioritari. Saranno in grado i nostri burocrati e i nostri funzionari di individuarli? Noi nutriamo molti dubbi, quindi qualcuno che sa le cose si faccia avanti per cominciare a pensare seriamente alla nuova Pac. Non dimentichiamo che la Commissione europea fornisce solo delle linee guida, ma sono gli Stati membri a scrivere le misure. Ci verrebbe da dire: poveri noi!

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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