Agricoltori, seminiamo l’orzo che vuole il mercato
Terminata la fase della raccolta dell’orzo, l’agricoltore si affaccia al mercato per la vendita del prodotto, e purtroppo di solito è costretto a constatare una notevole difficoltà a collocarlo. In particolare quest’anno l’orzo risulta invendibile a causa di un peso ettolitrico eccessivamente basso, in alcuni casi 55. È allora certamente il momento di chiedersi: “come mai? cosa produrre? per chi?“
Per rispondere a questa domanda è sufficiente soffermarsi ad analizzare il mercato degli ultimi tre anni, con un focus particolare nel periodo agosto/dicembre. L’analisi mette in luce in maniera inequivocabile che l’orzo con basso peso specifico, inferiore a 62, negli ultimi due anni non è stato nemmeno quotato alla Borsa merci di Bologna: si inizia a quotare l’orzo nazionale a partire da peso specifico 62, per poi prezzare l’orzo estero sempre a valori maggiori rispetto al nazionale, proprio perché viene proposto con pesi ettolitrici superiori a 65.
Sempre di più bisogna orientare la scelta verso il mercato, e il mercato rifiuta le partite di orzo con basso peso ettolitrico. Ed è una evidenza inequivocabile che si tratta, il più delle volte, di semine di orzi polistici. La situazione è totalmente diversa per partite omogenee di orzi distici, che trovano uno spazio di commercializzazione molto più agevole e meglio riconosciuto dal mercato in termini di prezzo €/ton. Allora, al momento delle semine, la scelta fra un orzo distico e un orzo polistico deve rispondere alla seconda domanda: “la resa per ettaro del distico com’è rispetto al polistico?”.
Orzo distico od orzo polistico?
La genetica negli ultimi 15 anni ha notevolmente implementato l’offerta di varietà distiche, tanto che nelle prove nazionali nei primi anni 2000, su una ventina di varietà, solo 3-4 erano distiche, mentre oggi, fra le 17 migliori varietà, 10 sono distiche. I risultati delle diverse prove sperimentali evidenziano un riequilibrio delle produzioni; nel passato esisteva un vantaggio dei polistici (francesi), mentre i distici (tedeschi) recentemente hanno raggiunto e anche superato le produzioni dei migliori orzi polistici. Inoltre gli orzi distici si distinguono per una maggior rusticità e resistenza all’allettamento, oltre che per un peso ettolitrico decisamente più performante.
Pertanto, sempre per rispondere al nostro agricoltore, è evidente che fra un orzo polistico di peso specifico il più delle volte inferiore a 60 e un distico superiore a 64, a parità di resa si ha un incremento di reddito, non trascurabile, di circa 60-70 euro/ha, ma soprattutto non esiste nessun problema, come in questa annata 2019, di collocazione sul mercato.
A questo punto per allestire i programmi di semina ci troviamo davanti a due genetiche: quella francese e quella tedesca. Nel passato quella francese è sempre stata la più presente in Italia, mentre negli ultimi anni ha preso spazio notevole la proposta tedesco-austriaca, che ha sempre privilegiato la qualità, il peso specifico e la tolleranza alle fitopatie.
In conclusione, sempre più spesso si parla di orzo distico pesante, che nella maggior parte dei casi arriva da noi proprio da quelle zone di produzione.
Siamo certi di avere dato un contributo al fine di sciogliere i dubbi del nostro agricoltore, che però deve abbandonare la convinzione che recita: “noi abbiamo sempre fatto così”. Di certo il panorama varietale si allarga, soprattutto a vantaggio delle imprese agricole che sanno intercettare la domanda del mercato, in un mondo in cui la competizione è globale.