Agricoltura, le Regioni litigano per dividersi 7 miliardi di aiuti europei
Il fallimento dell’autonomia regionale nella lotta al Covid-19 e nell’attuazione del piano vaccinale si ripropone puntualmente anche per le questioni agricole. È noto infatti che molti decisioni importanti sono sottoposte all’approvazione per unanimità nella sciagurata assise che risponde al nome di “Conferenza Stato-Regioni”, dove però lo Stato può fare solo la voce grossa, ma nulla può imporre.
Un pessimo esempio di democrazia
Le Regioni, si sa, sono assai litigiose e sempre pronte a duellare con i vicini, pur di accaparrarsi un vantaggio in più. Si tratta dunque di un pessimo esempio di democrazia, dove ognuno pensa per sé e poco importa se poi non si decide e si penalizzano i cittadini, che in questo caso sono prima di tutto gli agricoltori.
L’ennesimo duello è infatti in corso per la suddivisione di una torta di ben 7 miliardi di euro, tra fondi Ue e nazionali, assegnati all’Italia per la programmazione dei Piani di sviluppo rurale 2021-2022. Fondi quanto mai necessari per consentire ai nostri agricoltori investimenti, innovazioni e miglioramenti nella gestione economica delle aziende.
Il motivo del contendere
Ancora una volta non ci si mette d’accordo e sono passati già quattro mesi di discussioni inutili, ma il tempo stringe perché il 1° maggio occorre informare Bruxelles su come cambiano i Psr. Ci sono sei regioni (Basilicata, Calabria, Puglia, Campania, Sicilia e Umbria) che intendono applicare le norme storiche di ripartizione delle risorse, mentre tutte le altre vogliono cambiare i criteri, assumendo come parametri oggettivi le superfici agricole, il numero di aziende, la popolazione delle aree rurali, la superficie forestale, la produzione lorda vendibile.
Il Mipaaf sta tentando una mediazione ma, al momento, senza alcun risultato. Gli assessori del nord lamentano che i criteri storici di ripartizione hanno favorito esageratamente le regioni del sud e si porta l’esempio della Sicilia, che nel periodo 2014-2020 ha avuto oltre 2 miliardi di euro in più della Lombardia.
La Conferenza Stato-Regioni deve essere abolita
Se il buongiorno si vede dal mattino, appare evidente che in vista della prossima nuova programmazione 2023 sarebbe quanto mai auspicabile cancellare l’attuale sistema decisionale abolendo una volta per tutte la Conferenza Stato-Regioni, una vera iattura che ci portiamo avanti da troppo tempo. Il Mipaaf deve rafforzare il suo ruolo anche in vista delle linee operative della nuova Pac post-2023 e, nel momento in cui non c’è accordo tra le Regioni, deve decidere il governo. Punto e basta.