Roberto Bartolini12 Luglio 20172min5460

Agricoltura, troppa voglia di vite: la macchina burocratica del Mipaaf è in crisi

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67.151 ettari nel 2016 e ben 165.000 ettari nel 2017: a tanto ammontano le richieste per l’autorizzazione a nuovi impianti di vite, con forti concentrazioni nel nord-est d’Italia. Come è noto, la superficie che può essere assegnata in totale nel 2017 è pari a 6.621,67 ettari, quindi il ritardo con il quale si sta comunicando agli agricoltori l’esito delle loro domande è dovuto principalmente al fatto che il numero esorbitante di richieste ha intasato i tavoli dei burocrati. Inoltre c’entra anche la nuova normativa, entrata in vigore il 30 gennaio 2017 che apporta tre modifiche:

  1. Prescrizioni al criterio di ammissibilità.
  2. Inserimento di criteri di priorità.
  3. Possibilità di applicare una soglia sulle superficie assegnabile.

La soglia significa che sono garantite le autorizzazioni sino a una superficie pari a 0,1 ha a tutti i richiedenti di una determinata regione. Nel caso in cui le richieste ammissibili superino di tre volte la superficie disponibile a livello regionale, le Regioni possono applicare un limite massimo per domanda pari alla media delle superfici richieste, ai fini del calcolo di assegnazione.

Anche questi nuovi criteri hanno concorso a generare maggiori complessità nella gestione delle domande, che hanno portato ai ritardi denunciati da molti viticoltori.

Cosa succede se non si fa l’impianto

Ricordiamo che le autorizzazioni a nuovi impianti sono gratuite e, una volta ricevuto il via libera, il viticoltore avrà tre anni di tempo per effettuare il nuovo impianto. Sono addirittura previste sanzioni per il produttore che chiede l’autorizzazione e poi non procede all’impianto.

Qualora la superficie assegnata sia inferiore al 50% della superficie richiesta, il viticoltore potrà rinunciare all’assegnazione entro dieci giorni dalla comunicazione di assegnazione, senza avere sanzioni.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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