Roberto Bartolini25 Novembre 20196min17961

Come coltivare per prepararsi in tempo alla rivoluzione Pac 2021-2027

pac-2021-2027

Ormai i cambiamenti climatici hanno occupato una posizione centrale e sempre più importante in tutte le discussioni politiche che anticipano le prossime azioni di governo europee e nazionali, e anche l’agricoltura non sfugge a questa logica di sistema, anzi è al centro del problema.

L’ultimo e recentissimo report della EEA, che è l’agenzia europea per l’ambiente della Unione europea, ha per titolo “Climate change adaptation in the agricultural sector in Europe”, che significa: “L’adattamento al cambiamento climatico nel settore agricolo europeo“. Questo dossier, ricchissimo di dati e considerazioni operative preziose anche per i nostri agricoltori e tecnici, sarà certamente protagonista nei mesi che accompagneranno la scrittura della nuova Pac 2021-2027 e siamo certi che i futuri contributi all’agricoltura saranno modulati su buona parte delle indicazioni contenute nel dossier.

Cosa fare subito nei campi

La più importante considerazione pratica che vogliamo sottolineare, e che a nostro avviso deve guidare sin da oggi l’operato sul campo degli agricoltori, è contenuta in una tabella che riassume le azioni da mettere in atto per contrastare il cambiamento climatico, la perdita di fertilità dei suoli e di biodiversità. Ecco cosa bisogna fare in concreto sui nostri appezzamenti:

  1. Scegliere colture, varietà e ibridi resistenti più degli altri ai ritorni di freddo, alla siccità e agli attacchi parassitari (nei cataloghi delle società sementiere sono ben indicati).
  2. Utilizzare le cover crops o colture di copertura, per tenere il terreno coperto soprattutto nel periodo autunno-invernale, nel caso non si siano seminate colture vernine come per esempio cereali o colza.
  3. Ampia rotazione e diversificazione delle colture per poter aumentare l’efficienza dei nutrienti, migliorare la fertilità dei suoli e abbassare i rischi di insorgenza di resistenza delle infestanti
  4. Applicare le minime lavorazioni del terreno e/o la semina su sodo che hanno un impatto positivo sulla fertilità chimica e fisica del suolo, sul contenuto di umidità, sull’aumento della biofauna terricola e sulla diminuzione dei fenomeni di erosione e ruscellamento.
  5. Alternare negli anni l’uso di colture con una lunghezza di ciclo vegetativo diverso e anche come seconde colture, per evitare di raccogliere i prodotti sempre negli stessi periodi, con l’obiettivo di preservare e migliorare la stabilità dei suoli.
  6. Adottare tutti gli strumenti dell’agricoltura di precisione per dosare in maniera più razionale semi, agrofarmaci, fertilizzanti e acqua di irrigazione, con risparmi enormi di costi e di mezzi tecnici.
  7. Migliorare l’uso dell’irrigazione attraverso sistemi di distribuzione più efficienti e sulla base delle indicazioni di strumentazioni che indicano l’effettiva necessità delle colture in campo .
  8. Utilizzare specie foraggere alternate alle altre specie per facilitare il sequestro del carbonio e il miglioramento della fertilità dei suoli.

L’elenco non dice cose nuove e si limita a ricordare ancora una volta che, se si mettono in campo le azioni indicate, si può davvero contribuire a migliorare l’ambiente in cui viviamo e la redditività della terra coltivata, come dimostrano i tanti agricoltori virtuosi che da anni hanno seguito quelle indicazioni. D’altra parte fa bene a ricordarlo il dossier, perché sono tanti gli agricoltori che ancora oggi coltivano come una volta.

Dai comportamenti virtuosi agli obblighi?

Per il momento quelle del dossier sono indicazioni operative, ma nella Pac 2021-2027 diventeranno azioni obbligate da mettere in campo se si vorranno ricevere i contributi europei o anche, forse, non essere penalizzati da tagli dei contributi. Infatti anche a questa misura drastica si sta pensando in Europa: tassare chi inquina di più e non mette in campo pratiche virtuose.

La nuova strada è segnata e il nostro consiglio è di imboccarla con coraggio e determinazione sin da oggi, per non avere amare sorprese domani. Anche dal mercato, non solo dalla Pac!

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


Un commento

  • sandro bonomo

    28 Novembre 2019 at 8:50 am

    ottimo articolo molto pratico spero in futuro approfondimenti
    grazie Sandro Careca

    Rispondi

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