Roberto Bartolini26 Luglio 20233min13720

Foraggi, come deve cambiare la lunghezza di trinciatura

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La lunghezza di trinciatura ottimale di un foraggio è fondamentale per ottenere un’elevata efficienza produttiva salvaguardando il benessere degli animali. Ma come si fa a individuare la lunghezza giusta? Lo spiega molto chiaramente la tabella che riportiamo qui di seguito, tratta da un articolo del Forage Team di Torino, pubblicato sull’Informatore Zootecnico n.10/2023.

Nota alla tabella: i valori più bassi della lunghezza di trinciatura indicati in tabella sono riferiti a vacche ad alta produzione, mentre quelli più alti si riferiscono al caso in cui il foraggio venga utilizzato in razioni come unica o prevalente fonte di fibra.

 

I fattori indicati in tabella che vanno esaminati, in quanto servono per prendere la decisione giusta sulla lunghezza di trinciatura, sono i seguenti:

  • Tipologia di foraggio
  • Stadio di raccolta
  • Tenore di sostanza secca
  • Tipo di conservazione

 

Tipologia di foraggio

La lunghezza di taglio deve essere maggiore per le foraggere prative (prati, medica, loietto), per poi ridursi passando ai cereali vernini e ridursi ulteriormente con silomais e sorghi.

Tanto più elevata è la qualità nutrizionale del foraggio, tanto più dovrà essere maggiore la sua lunghezza di trinciatura e viceversa.

Tenore di sostanza secca

La lunghezza di taglio è minore con sostanza secca elevata, ovvero superiore del 40%, mentre dovrà aumentare per foraggi raccolti a bassi tenori di sostanza secca, ovvero inferiore del 30%. Tutto questo per garantire corretti tempi di permanenza del foraggio nel rumine.

Destinazione del foraggio

Come si vede nell’ultima parte a destra della tabella, va considerata bene la destinazione in trincea, tra rotoballe ad alta densità e rotoballe convenzionali. Ognuna di queste destinazioni necessita di una precisa lunghezza di trinciatura.

Vacche in asciutta e in lattazione

Altro aspetto suggerito dal Forage Team è che la lunghezza di trinciatura dovrà essere maggiore per le razioni di vacche in asciutta e rimonta, al fine di garantire un maggiore effetto di riempimento del rumine, mentre per le vacche in lattazione dovrà essere tanto minore quanto maggiore sarà la produzione di latte, per garantire una maggiore ingestione di sostanza secca.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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