Roberto Bartolini17 Aprile 20195min17410

I biostimolanti riducono gli stress e aumentano la produzione di mais e soia

biostimolanti

I biostimolanti sono prodotti contenenti sostanze umiche, estratti di alghe, idrolizzati proteici e microrganismi benefici, che applicati alle colture agricole stimolano tutti quei processi naturali che migliorano l’efficienza di assorbimento dei nutrienti e la tolleranza agli stress ambientali.

Le virtù dei biostimolanti naturali

Si tratta di prodotti “sostenibili” naturali che a seconda della loro composizione sono in grado di attivare numerosi meccanismi utili, quali per esempio:

  • Fissazione dell’azoto
  • Solubilizzazione del fosforo
  • Produzione di fitormoni che stimolano la crescita vegetale e la resistenza ai patogeni
  • Produzione di antibiotici ed enzimi naturali
  • Produzione di metaboliti antagonisti di microrganismi dannosi

Non c’è dubbio che intorno a questi prodotti vi sia anche un certo alone di scetticismo, dal momento che tanti agricoltori si domandano: “Ma funzioneranno davvero? Vale la pena spendere? Avrò dei risultati?”.

La ricerca dell’Università di Pisa fuga i dubbi

Per fugare i dubbi legittimi, l’Università di Pisa ha svolto una ricerca triennale, i cui risultati sono stati pubblicati su Terra e Vita, che ha dimostrato come il biostimolante applicato al mais e alla soia ha svolto ampiamente la sua funzione, con riscontri economici che ne giustificano ampiamente la spesa. Il prodotto utilizzato è il Mycofertil, che viene commercializzato come concime microgranulare d effetto starter con 12% di N ammoniacale, 6% di potassa, 40% di zolfo e batteri del genere Pseudomonas Putida e Bacillus subtilis. Il prodotto è da utilizzare nel solco di semina alla dose di 10 kg/ha.

Il biostimolante sul mais

La produzione di mais da granella, nella parte di campo dove è stato distribuito Mycofertil, è stata superiore dell’11% rispetto al campo che ha avuto solo la concimazione minerale. I due effetti più evidenti del biostimolante che ha portato all’aumento produttivo si concretizzano nella maggiore asportazione di potassio e nella limitazione dello stress causato dalla scarsa piovosità.

Il biostimolante sulla soia

La coltura di soia testata con e senza biostimolante è stata messa a dura prova dall’assenza di precipitazioni prima e dopo la semina e da ben 23 giorni con temperature massime superiori ai 29 gradi.

La ricerca dell’Università di Pisa ha dimostrato che in tre anni di prove la soia coltivata su terreno con Mycofertil ha asportato ben 10 kg/ha in più di fosforo e oltre 30 kg/ha in più di potassio.

In queste condizioni di stress idrico e termico, il vantaggio produttivo attribuibile a Mycofertil localizzato alla semina è stato molto consistente, dal momento che la soia trattata, rispetto a quella non trattata e con concimazione ordinaria, ha prodotto il 25% in più. L’apporto del biostimolante ha stimolato il processo di azoto-fissazione della soia grazie alla maggiore disponibilità di fosforo e potassio e all’incremento della disponibilità di ferro.

Agricoltori, fate dei testi a casa vostra e poi decidete

Dunque, in presenza di un cambiamento climatico ormai evidente, riteniamo che l’agricoltore debba prestare massima attenzione ai biostimolanti, prodotti naturali che incrementano la resistenza naturale delle colture e che meritano di essere testati per almeno un paio di anni nella propria realtà aziendale anche su piccole superfici, per verificarne la validità economica.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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