Roberto Bartolini27 Settembre 20174min31530

L’orzo ibrido va concimato presto, all’uscita dall’inverno. Ma con quali concimi?

orzo-ibrido

L’orzo ibrido dimostra elevate potenzialità produttive e quindi sta interessando sempre di più quella parte di agricoltori che vuole, giustamente, valutare delle novità da piantare sulla propria terra. Ma il superiore vigore vegetativo dell’orzo ibrido, che si manifesta con un forte accestimento e con un maggiore approfondimento dell’apparato radicale rispetto alle normali varietà di orzo, impone di modificare un po’ la consueta tecnica di coltivazione: per esempio, occorre impiegare una dose di seme ridotta del 50% rispetto alle varietà tradizionali.

E per la concimazione come ci si deve regolare? L’Università di Torino ha condotto due prove e i dati sono pubblicati di recente sull’Informatore Agrario per:

  • individuare il momento chiave per distribuire il concime azotato;
  • effettuare un confronto tra una distribuzione unica di un concime a lenta cessione e la doppia distribuzione con nitrato ammonico.

Il momento ideale per distribuire l’azoto

Una singola distribuzione con 60 kg/ha di nitrato ammonico è stata fatta in un caso alla ripresa vegetativa e nell’altro caso alla levata. Si è visto che anticipando la distribuzione di azoto, alla ripresa vegetativa si è avuto uno stimolo all’accestimento che ha portato a un incremento di produzione nell’orzo ibrido pari al 13% rispetto alla varietà di orzo convenzionale di confronto, rispetto alla distribuzione più ritardata. Quindi il notevole sviluppo radicale dell’orzo ibrido rende meno necessario un apporto azotato alla levata.

Uno o due interventi?

L’unica distribuzione a 120 kg N/ha all’uscita dall’inverno è stata effettuata con un concime azotato a lenta cessione con inibitore della nitrificazione. La doppia concimazione è stata effettuata con nitrato ammonico, con 60+60 kg N/ha.

Sui terreni più sciolti i dati dicono che le due strategie di concimazione non hanno portato a differenze produttive, mentre sui terreni di medio impasto di maggiore fertilità, la distribuzione del concime a lenta cessione ha comportato un evidente allettamento, causando una riduzione produttiva rispetto alla parte di orzo dove è stata effettuata la distribuzione frazionata.

La conclusione degli autori dunque boccia il concime a lenta cessione.

Una precisazione tecnica

Sui concimi a lenta cessione è però necessario fare una precisazione, perché non tutti i prodotti sono uguali. In particolare nel caso del prodotto a lenta cessione utilizzato nella prova descritta, cioè con inibitore della nitrificazione, vanno riportate le osservazioni del prof. Claudio Ciavatta dell’Università di Bologna:

[blockquote style=”2″]Erroneamente anche i concimi contenenti inibitori della nitrificazione vengono inseriti fra quelli a lento rilascio, ma invece in questo caso si deve parlare di prodotti che rallentano la formazione dei nitrati ma che non sono affatto a lento rilascio.[/blockquote]

A noi infatti risulta che i concimi azotati realmente a lenta cessione, al contrario di quanto afferma l’Università di Torino, servono anche a evitare gli apporti eccessivi di azoto in tempi ristretti, una delle cause maggiori di allettamento dei cereali a paglia. Inoltre ci sono prodotti con azoto a lenta cessione che, contenendo nella formula una percentuale elevata di solfato ammonico, oltre ad avere un’incidenza positiva sulle proteine, agiscono in maniera pronta e quindi sono molto adatti anche per l’uso su orzo ibrido.

Ora tocca agli agricoltori mettere alla prova del proprio campo quanto è emerso dalla sperimentazione. Si tratta di uno stimolo in più per cercare di fare sempre meglio.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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