Pac, come convertire i prati permanenti. Il loietto dal 2018 non è prato, se c’è aratura

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Uno dei tre impegni del greening previsto dalla Pac è il mantenimento dei prati e pascoli permanenti. Si tratta comunque di un impegno non troppo limitativo per l’agricoltore, dato che l’obbligo di rispetto della quota in Italia si applica a livello nazionale.

Tuttavia gli agricoltori devono porre solo un po’ di attenzione e rispettare due impegni:

  • Nelle zone ecologicamente sensibili sotto il profilo ambientale, come quelle della rete Natura 2000 (direttiva 92/43/CEE) o della direttiva Uccelli (2009/147/CE), incluse le torbiere e lo zone umide, gli agricoltori non possono convertire o arare i prati e pascoli permanenti.
  • Nelle altre zone gli agricoltori possono convertire i prati e pascoli permanenti solo dopo autorizzazione di Agea, al fine di mantenere entro la soglia prestabilita il rapporto tra superficie investite a prato permanente e superficie agricola totale.

L’agricoltore che intende richiedere l’autorizzazione deve presentare domanda avvalendosi delle funzionalità predisposte da Agea nel Sian e dovrà selezionare tra le superfici aziendali risultanti a prato nel registro, tutte quelle per le quali intende procedere alla riconversione.

La domanda trasmessa in via telematica ad Agea verrà istruita e riceverà il via libera o il diniego.

L’aratura interrompe il prato permanente

Il regolamento Omnibus stabilisce che sono considerate come prato permanente solo le superfici che non sono state arate per cinque anni o più. Dunque le foraggere annualmente arate e seminate, come per esempio il loietto, non vengono classificate come prato permanente.

Si supera così finalmente il problema che ci si portava avanti sino allo scorso anno, e cioè che se su una superficie si sussegue una foraggera annualmente seminata come il loietto, quella superficie dopo cinque anni rientrava nella definizione di prato permanente, portando con sé tutta una serie di obblighi e limitazioni previste dal greening.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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