”Piano Nazionale Glifosate Zero: la decisione di Martina è contro l’agricoltura”
La Commissione ambiente del Parlamento europeo ha votato no al rinnovo dell’uso del glifosate in agricoltura. Ora si deve attendere la decisione definitiva di Bruxelles, che può contare anche sull’opposizione al glifosate di Italia, Francia e Olanda. Ricordiamo che l’autorizzazione all’uso del glifosate scade il prossimo giugno.
Il ministro dell’agricoltura Maurizio Martina ha dichiarato che, «indipendentemente dalla decisione dell’Europa, l’Italia punta a un Piano Nazionale Glifosate Zero con investimenti di due miliardi di euro nei prossimi quattro anni per diminuire l’uso della chimica in agricoltura». Eppure l’Autorità europea per la sicurezza alimentare di Parma (EFSA) afferma che è improbabile che il glifosate costituisca un pericolo di cancerogenicità per l’uomo.
Il commento illuminato di un agricoltore che vuole sopravvivere
Su questa questione, che giustamente sta agitando molto il settore agricolo, desideriamo riportare una sintesi del pensiero molto lucido di un agricoltore di Rovigo, Enrico Bortolin, pioniere dell’agricoltura conservativa e dell’applicazione delle innovazioni in agricoltura, che ha affidato le sue considerazioni al settimanale Terra e Vita.
[blockquote style=”2″]Il ministero dovrebbe sapere che il glifosate non ha un sostituto, almeno per ora, o un surrogato. Tutto il supporto scientifico degli ultimi 20 anni a favore dell’agricoltura conservativa – cioè semina su sodo e non lavorazione, pratiche ampiamente finanziate da tutti i nuovi PSR perché ritenute capaci di catturare la CO2, a basso input energetico eccetera – sarà cancellato con un colpo di spugna.
Se questa decisione fosse presa sulla base di evidenze scientifiche io sarei d’accordo, ma purtroppo non è così. Il regolamento che elenca gli agrofarmaci candidati a essere sostituiti non contempla il glifosate.
Due miliardi di euro per arrivare a un’agricoltura senza glifosate sono tanti; forse ne bastavano meno per avere invece degli studi attendibili.
La decisione di Martina è contro l’agricoltura perché in questo momento non c’è certezza della cancerogenicità.
Dietro il glifosate c’è il baratro, per ora.
L’agricoltura italiana subirà un duro colpo, soprattutto quella più evoluta e, come con gli OGM, non potremmo far nulla, ma… continueremo a importare prodotti ritenuti pericolosi dal nostro Ministero.
Se qualcuno mi avesse detto che il glifosate è cancerogeno, sarei pronto a rinunciarvi immediatamente, ma dubitare che lo sia e vietarlo a me per favorire ancora di più i prodotti di importazione che lo hanno utilizzato mi sembra una punizione che la nostra agricoltura non merita in questo periodo.
Siamo stufi di vedere che la soia RR d’importazione argentina e brasiliana è quotata a Bologna più della nostra che, quando la vendiamo, deve essere accompagnata da una marea di documenti che ne attestino la tracciabilità e la sostenibilità![/blockquote]
Se qualcun altro vuol dire la sua, si faccia avanti!
4 commenti
Giuseppe
29 Marzo 2016 at 12:41 pm
Purtroppo questa, se fosse vera, sarebbe l’ennesima carnevalata del paese di pulcinella, dove i produttori italiani sono obbligati a rispettare determinati disciplinari per produrre mentre dall’estero arrivano prodotti agroalimentari ottenuti con mezzi e metodi produttivi da noi revocati o non autorizzati e che tra l’altro, soprattutto per aziende che producono commodities, generano una marcata concorrenza sul mercato interno proprio per i più alti costi, sia burocratici che produttivi, che la nostra agricoltura deve sostenere.
A mio avviso se l’Italia decidesse di aderire ad un Piano Nazionale Glifosate Zero, allora nel nostro Paese non deve entrare nemmeno un prodotto agricolo laddove il glifosate non è stato revocato, altrimenti, terminati gli investimenti di due miliardi di euro che dovrebbero essere stanziati nei prossimi quattro anni per diminuire l’uso della chimica in agricoltura, inesorabilmente diventeremo il Paese dove si lavorano le materie prime degli altri e che poi magicamente sul prodotto alimentare ottenuto viene messo un bel certificato Made in Italy.
Dott. Giuseppe D’Addario
Learco Perini
29 Marzo 2016 at 12:48 pm
Se così fosse, un altro grosso colpo per l’agricoltura italiana e per l’ambiente.
infatti, l’eliminazione del Glifosate porterà molti più problemi che benefici.
Anziché distribuire un paio di chilogrammi ad ettaro di prodotto commerciale al 36%, quindi meno di un chilogrammo di principio attivo, con effetti dannosi tutti da dimostrare, l’agricoltore sarà costretto a lavorazioni del terreno che comporteranno due danni in contemporanea e cioè un maggior calpestamento ed un maggior consumo di gasolio quindi emissioni di inquinanti (polveri sottili, CO2, ossidi di azoto, prodotti aromatici, ecc.) alcuno dei quali certamente cancerogeno e comunque negativo per l’effetto serra e più in generale per l’ambiente.
Inoltre si bloccherà l’agricoltura sostenibile come quella conservativa basata su minime lavorazione del terreno fino alla semina su sodo. Questa consentono un forte risparmio, quindi di carburanti e relative immissioni nell’atmosfera. Saremo costretti ad effettuare lavorazioni al terreno con consumi di gasolio da 50 a 100 chilogrammi in più ad ettaro con danni certi sia all’ambiente che all’uomo. Inoltre, il terreno si impoverirebbe di sostanza organica (humus) con danno alle produzioni ed anche all’ambiente per l’emissione di altra anidride carbonica.
Bisognerebbe contattare il Ministro Martina e possibilmente anche i vertici europei per impedire questo ulteriore decisione a danno di tutti.
Learco Perini Dottore agronomo
Riccardo Guidi
29 Marzo 2016 at 5:04 pm
Interessante articolo. Le posso chiedere quali siano le motivazioni da parte di Bruxell per l’abolizione di questo prodotto in agricoltura, e quali sono le motivazioni da parte di Francia e Olanda? Si basa tutto sul presunto effetto carcerogeno?
Roberto Bartolini
30 Marzo 2016 at 11:23 am
Gentile Riccardo, la posizione contro il glifosate è proprio dovuta ad alcuni studi che portano solo a un sospetto e non a prove tangibili e verificate. Il guaio è proprio questo!