Pisello da industria, una coltura strategica per allargare la rotazione
La Commissione europea è talmente concentrata sull’obiettivo di spingere gli agricoltori ad allargare la rotazione, che ha finanziato un progetto di sperimentazione quinquennale per studiare le diversificazioni colturali.
Il progetto, chiamato “Diverfarming” (www.diverfarming.eu), si propone di allargare la rotazione e di utilizzare le cover crops e le consociazioni tra le colture, coinvolgendo il comparto agroindustriale, adottando percorsi colturali a basso input e che migliorano la fertilità dei terreni, catturando la CO2 e riducendo le emissioni di gas serra.
Rotazione con frumento e pomodoro
In pianura padana Barilla, Consorzio Casalasco del pomodoro, Crea e Università della Tuscia hanno sperimentato per tre anni la rotazione frumento-pomodoro-pisello da industria/pomodoro in secondo raccolto, conseguendo risultati produttivi ed economici molto incoraggianti, come riportato dall’Informatore agrario.
Il pisello da industria è stato seminato con un investimento di 115-120 semi/mq ed è stato apportato nitrato ammonico in copertura, alla dose di 50 kg/ha di azoto. Le produzioni in tre areali (Cremona, Mantova e Piacenza) in media sono state di 4 t/ha.
Si possono ottenere i crediti di carbonio
L’introduzione del pisello da industria nella rotazione garantisce un buon ritorno economico perché richiede un basso impiego di mezzi tecnici e consente di impiantare una coltura estiva da reddito come il pomodoro, ampliando l’offerta della materia prima vegetale.
La capacità di questa rotazione di catturare CO2 potrà consentire agli agricoltori di beneficiare di un nuovo pagamento nella Pac 2023 che si aggiungerà a quelli già noti, relativo al credito di carbonio. Teniamo infine conto del fatto che in Italia e in Europa il rilancio delle leguminose per il consumo fresco è auspicabile, dati il nostro modesto autoapprovvigionamento e l’aumento della richiesta da parte del consumatore.