Irroratrici, dopo 5 anni controllato solo il 40% delle macchine
I controlli funzionali sull’efficienza e sulla funzionalità delle irroratrici, resi obbligatori da una direttiva comunitaria, a cinque anni dalla prima scadenza utile non superano il 40% del parco macchine. Le uniche regioni un po’ più virtuose sono Emilia-Romagna e Piemonte, mentre in coda alla classifica annoveriamo tutte le regioni meridionali.
I contoterzisti invece si sono comportati in generale piuttosto bene, perché hanno fatto controllare il 95% delle loro attrezzature (e forse non poteva essere altrimenti), mentre agli agricoltori sembra non importare più tanto far controllare le loro attrezzature, che per lo più sono assai datate e quindi con ogni probabilità ben al di fuori dei parametri stabiliti dal Piano di azione nazionale (PAN).
Sul fronte dell’impatto ambientale dell’attività agricola non c’è dubbio che negli ultimi 15-20 anni si è fatto molto, tuttavia rimane la constatazione alquanto amara che una parte degli imprenditori agricoli italiani, probabilmente quelli più avanti con l’età, ancora mal sopportano l’idea di dover essere anche “custodi dell’ambiente”. Invece è opportuno che questa malcelata indifferenza di alcuni agli equilibri ambientali, ai quali l’attività degli agricoltori è legata con fili molto stretti, lasci rapidamente il passo a un atteggiamento più responsabile, se non altro perché la prossima Pac lo renderà indispensabile se si vorrà continuare a esercitare la professione di agricoltore. Quindi vale la pena investire da 100 a 250 euro, una tantum, per far eseguire i controlli funzionali alla propria irroratrice per accorgersi delle tante disfunzioni che portavano a sprechi di prodotto e a malfunzionamenti, senza contare i pericoli anche per la sicurezza personale dell’operatore.