Nel 2017 stop alle quote zucchero. È l’occasione buona per il rilancio della bieticoltura italiana

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Giochi politici assurdi, che ormai fanno parte della storia poco gloriosa delle nostre trattative comunitarie, hanno ridotto al lumicino una delle colture estensive più redditizie: la barbabietola da zucchero. Ma per fortuna questa coltura, anche se ci è mancato poco, non è scomparsa del tutto grazie alla presenza sul territorio del Coprob (Cooperativa produttori bieticoli), che è rimasto l’unico produttore di zucchero al 100% italiano.

Nel 2016 gli ettari a bietola sono oltre 33 mila nei bacini dell’Emilia-Romagna e del Veneto e si sta intravedendo una lenta ripresa di interesse non solo dei produttori, ma anche della politica italica, che si è resa conto come lo zucchero italiano possa essere ancora molto strategico da valorizzare insieme alle eccellenze della nostra gastronomia. Alla fine del 2017, infatti, cesseranno le quote zucchero e così la bietola italiana potrebbe riprendere fiato, anche perché prima del tracollo era un perno fondamentale di quell’avvicendamento che la nuova Pac propugna con forza. Attendibili studi di mercato confermano che la domanda di zucchero nel mondo è in aumento e lo zucchero da bietola è competitivo con quello ricavato da altre fonti.

Gli agricoltori con i capelli bianchi ricorderanno certamente i tempi gloriosi di Agronomica, il braccio tecnico di Eridania, capitanata da quel geniaccio di Franco Rosso che oltre trent’anni fa, insieme ai suoi giovani agronomi, dimostrava come tecniche di gestione del suolo sostenibili e un percorso agronomico ben equilibrato con scelte varietali azzeccate portavano a rese che nulla avevano da invidiare con quelle del nord Europa. Oggi abbiamo il dovere di rispolverare quelle carte e quei dati, aggiornandoli con i nuovi mezzi tecnici che abbiamo oggi a disposizione e mettere mano a un grande piano nazionale di rilancio della bieticoltura nazionale, soprattutto dal punto di vista agronomico.

Abbiamo smobilitato con poca lungimiranza un comparto che sarà sempre più strategico e per di più in un settore, quello delle colture estensive, dove in Italia le piante da reddito si contano sulle dita di una mano, quando va bene. Riprendiamoci una volta per tutte quello che abbiamo abbandonato con troppa fretta.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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