Roberto Bartolini3 Agosto 20173min6080

Agricoltura, le scoperte dell’estate: ci vuole più soia europea e occorre formazione sulla precisione

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Sarà il caldo torrido che porta alla scoperta dell’acqua calda..! In effetti le belle scoperte di questa estate 2017 siccitosa sono addirittura due e fanno sobbalzare sulla sedia dall’emozione:

  1. L’Europa importa in media 36 milioni di tonnellate di soia equivalente all’anno, contro una produzione interna ridicola.
  2. Costruttori, distributori e agricoltori si dichiarano poco preparati sull’agricoltura di precisione, che è “il futuro”.

La prima bella scoperta è stata fatta in sede Ue, dove è stata sottoscritta una dichiarazione di intenti da 14 paesi (tra i quali il nostro) per sostenere, non si è capito bene come e con che cosa, la soia e le colture proteiche prodotte in Europa, non ogm e con percorsi agronomici sostenibili e certificati.

La seconda bella scoperta è invece stata fatta nel corso di una tavola rotonda, dove è emerso che la resistenza al cambiamento e la mancanza di conoscenze sono alla base della scarsa diffusione dei sistemi Isobus e di precisione nel nostro bel paese.

Siamo davvero in un mondo strano, perché a volte riusciamo a individuare i problemi, ma poi tutto rimane tra le pareti della sala riunioni e negli appunti di chi ha partecipato agli incontri. Quello che manca sempre e dovunque è colui o colei che, una volta individuato il problema, prenda una decisione operativa per cercare di risolverlo.

Per quanto riguarda la carenza di proteine vegetali europee e italiane, si tratta di una storia vecchia di decenni che nessuno ha mai affrontato con un piano serio. Qualcosa di molto timido lo ha fatto solo il greening, e così in Italia si semina un po’ più di soia, ma ce ne vorrebbe molta di più. A questo punto, cosa faranno di concreto nei loro paesi i 14 firmatari? C’è di mezzo la pausa estiva e in autunno si saranno tutti dimenticati dei buoni propositi. Volete scommettere?

In quanto poi all’agricoltura di precisione, è inutile fare tante riunioni e tanti bei discorsi. Occorre piuttosto mandare in campagna a visitare agricoltori e contoterzisti un esercito di tecnici, pubblici e privati, ben preparati che in stretto contatto con le società costruttrici operino una vera e propria formazione sul campo. Solo così l’agricoltore può capire veramente quali vantaggi concreti avrà quando sale sul trattore e attacca l’attrezzo. Lo abbiamo detto altre volte: ci vogliono le “nuove cattedre ambulanti” che nel dopoguerra hanno fatto la prima rivoluzione verde nelle nostre campagne.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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