Roberto Bartolini16 Febbraio 20183min11640

Azoto sul frumento: modulare scelte e interventi in base agli obiettivi produttivi e al clima

IMG_6285

Quali aspettative produttive avete fissato per il vostro frumento? Se l’obiettivo è avere frumento con granella di pregio, occorre favorire l’accumulo proteico esaltando la disponibilità di azoto dalla fase di botticella alla fase di maturazione. Se invece puntate su varietà di frumento idonee all’industria biscottiera, l’azoto va concentrato alla levata, fase che influenza maggiormente le rese finali.

Occhio alla precessione colturale

Altro aspetto da considerare è la coltura precedente al frumento seminato nel 2017. Se erano foraggere, orticole o leguminose che hanno lasciato il terreno in buone condizioni, un po’ di azoto si può risparmiare, ma se la precessione era sorgo o mais, è sempre bene aumentare le dosi standard di 20-30 unità/ha.

Attenzione allo zolfo

Un elemento della fertilità che insieme all’azoto non va dimenticato, è lo zolfo che favorisce la produzione di proteine e la loro qualità nella granella. Se non sono disponibili almeno 30-40 kg/ha di SO3, è bene distribuirli insieme all’azoto nelle concimazioni di fine-accestimento o di levata.

I momenti ideali per distribuire l’azoto

Quando si deve distribuire l’azoto al frumento? Lo abbiamo chiesto a Valerio Bucci, coordinatore tecnico Terremerse: «Se si è effettuata la semina su sodo, è bene intervenire anticipatamente perché i residui colturali presenti sul terreno sono avidi di azoto, che viene così sottratto alla coltura. In condizioni normali il primo apporto azotato si effettua a metà-fine accestimento con una quota del 30% sul totale che si distribuirà in tutto il ciclo».

Qual è la fase di massimo assorbimento?

«Per i cereali autunno-vernini è quella di inizio levata-spiga secondo nodo, dove è bene distribuire almeno il 65% del totale con forme di azoto di pronta assimilazione come nitrato ammonico oppure urea. Se si coltiva grano duro o varietà di tenero di pregio, è bene riservare un 25% dell’azoto totale per la fase di botticella che determina l’accumulo massimo di proteine nella spiga».

E per l’orzo?

«Sono necessari apporti più contenuti ed un’unica somministrazione azotata ad inizio levata».

E i concimi a lenta cessione sono utili?

«Certamente sì, perché sono meno esposti al dilavamento e mettono a disposizione l’azoto per la pianta in maniera graduale. Ci sono i prodotti con inibitori dei microrganismi nitrificatori che rallentano la trasformazione di azoto in forme a maggior assorbimento, i concimi con granuli ricoperti con pellicole che ritardano la messa in soluzione dell’azoto, e forme azotate complesse come metilenurea che allungano i tempi della loro trasformazione da parte dei microrganismi del terreno e infime i concimi organo minerali che graduano la disponibilità dell’azoto».

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


Lascia un commento

Il tuo indirizzo mail non sarà pubblicato I campi obbligatori sono contrassegnati


Chi siamo

Nato nel 2014, Il Nuovo Agricoltore è un portale informativo dedicato all’agricoltura, con un occhio di riguardo alle innovazioni tecnologiche. Il progetto è sviluppato da Kverneland Group Italia.


CONTATTACI