Bruxelles stanzia 150 milioni di euro per produrre meno latte. Ma è la soluzione giusta?

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La crisi del prezzo basso del latte alla produzione non colpisce solo l’Italia, ma ormai, nell’era post-quote, è arrivata un po’ in tutta Europa e in alcuni paesi il prezzo alla stalla è addirittura inferiore al nostro. Così la Commissione europea ha pensato a una proposta di incentivi per produrre meno latte, come tanti anni fa accadeva con il set aside perché i silos erano stracolmi di grano e di mais.

Incentivi diretti ai produttori dal prossimo 1° ottobre

Bruxelles sta pensando di stanziare 150 milioni di euro sotto forma di incentivi diretti: per ogni kg di latte non immesso sul mercato all’allevatore verranno riconosciuti 14 cent/kg e il sistema potrebbe anche non essere gestito soltanto dalle cooperative e OP.

La manovra dovrebbe essere varata entro il prossimo 1° ottobre per tre mesi e ogni Stato membro calcolerà la riduzione di produzione sulla base dei dato dello stesso periodo dello scorso anno.

Dagli aiuti accoppiati agli aiuti disaccoppiati

Altra misura allo studio è la possibilità di trasformare gli aiuti accoppiati in aiuti disaccoppiati nel caso in cui il produttore decidesse di ridurre la mandria cui è legato l’aiuto per capo. Ma sull’efficacia e sull’opportunità di questa manovra non mancano le perplessità, anche perché a livello globale tutte le proiezioni indicano che la domanda di latte è in aumento.

Ma se in Italia non produciamo tutto il latte che ci occorre…

«Teniamo presente – afferma Claudio Testa della ditta Biraghi – che la produzione di latte italiana ancora oggi non basta a soddisfare il fabbisogno nazionale e quindi l’Italia ha tutti i diritti di produrre latte italiano nei quantitativi che le servono, cioè occorre produrre di più e non di meno. Se produciamo meno latte in Italia non facciamo che aumentare ancora le importazioni di latte estero, penalizzando le nostre produzioni». Ma oggi c’è un problema enorme relativo a un prezzo di mercato che non fa altro che mandare in rosso i conti degli allevatori.

Occorre un registro nazionale delle aziende che lavorano solo latte italiano

«È per questo – dice Testa – che dobbiamo avere il coraggio di istituire una seria certificazione pubblica di esclusivo uso di latte italiano, se non addirittura un registro ufficiale di aziende che si impegnano a ritirare solo latte italiano. Per cercare di aumentare i prezzi affinché siano equi per gli allevatori, dato che per fortuna la maggior parte dei consumatori è disposta a pagare un prezzo più elevato se ha la certezza che il prodotto che acquista non solo è fatto in Italia ma esclusivamente con latte italiano, la strada da battere è quella di rendere obbligatorio un messaggio molto chiaro e che non desti confusione».

La “vera italianità” al 100% di un prodotto lattiero-caseario va cioè sbandierata in maniera tale, sostiene Testa, che tutti se ne possano accorgere quando sono davanti allo scaffale. Ma ancora una volta è ancora una questione di volontà politica… di voler fare le cose per bene a vantaggio della parte più debole, che è sempre quella del produttore agricolo e dell’allevatore.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


2 commenti

  • angelo

    18 Settembre 2016 at 12:36 pm

    Vorrei sapere se nn produco proprio più latte,prendo sempre i 14 cent o devo continuare a produrre?

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    • Roberto Bartolini

      19 Settembre 2016 at 4:48 pm

      Gentile Amgelo, deve considerare che il provvedimento UE concede questo aiuto solo per tre mesi. Prima di prendere qualsiasi decisione le consigliamo di leggere il decreto nel sito del Mipaaf.

      Rispondi

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