Centenario Confagricoltura: dai politici solo parole e nessun piano concreto

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Le passerelle piacciono tanto ai nostri politici, che hanno così l’ennesima occasione per spargere qua e là nell’etere tante belle parole e tante belle promesse, senza però mai indicare qualcosa di concreto e i tempi per realizzarlo. È successo ancora una volta in occasione della festa dei 100 anni di Confagricoltura, che si è gonfiata il petto per i numeri che rappresenta nel mondo agricolo e agroalimentare: 165.300 imprese agricole assuntrici di manodopera; 242.610 imprese agricole dirette coltivatrici o lavoratori autonomi; 300.000 tra contoterzisti, manutenzione del verde, concedenti a mezzadria e colonia, soccidanti; due terzi del totale delle imprese del comparto; 41 milioni di giornate di lavoro. Sono numeri importanti, ma se qualcuno poi chiede a un agricoltore a cosa serve la sua organizzazione professionale, nove volte su dieci risponde: «Solo per sbrigare le pratiche della burocrazia!».

«Abbiamo l’occasione per lanciare e realizzare un piano strategico per lo sviluppo del sistema agroalimentare italiano. Un balzo in avanti del 25% della produzione lorda vendibile dell’agricoltura è nelle nostre possibilità», ha affermato il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti. Ma dov’è il piano, cosa contiene, a chi è rivolto, come si finanzia?

Ha poi aggiunto il premier Giuseppe Conte: «Il governo è impegnato con un piano che dedicherà particolare attenzione alle nuove tecnologie in agricoltura, prevedendo la creazione, per esempio, di una piattaforma digitale alimentata da un sistema di sensoristica da campo gestita da remoto in grado di coprire almeno 10% della superficie agricola del Mezzogiorno». Ma chi gestisce questa piattaforma digitale e perché deve riguardare solo il Mezzogiorno?

«E ancora – ha continuato Conte – incentivare tecniche di agricoltura di precisione a controllo digitale, creare poli tematici di ricerca nel settore agritech con la cooperazione tra il sistema universitario e le imprese. Una diffusione sempre maggiore di tecnologie intelligenti potrà aiutarci a ridurre il divario tra prelievi e risorse idriche». Tecnologie intelligenti solo per le risorse idriche?

Ricordate il piano dell’ex ministro Martina, che diceva che in pochi anni avremmo digitalizzato il 10% della superficie agricola italiana? Parole che testimoniano come chi ci governa non abbia la minima idea di che cosa si fa già in campo di innovativo e tecnologico e di che cosa ci sia davvero bisogno di fare.

Poi è arrivata l’attuale ministra Teresa Bellanova con la sua dose di “desiderata”: «Rigenerazione del sistema agricolo e alimentare nel nostro paese attraverso il potenziamento delle imprese e delle filiere, l’ammodernamento dei sistemi produttivi, la meccanizzazione per un’accelerazione della transizione verde e digitale anche in questo settore, la riconversione, il potenziamento, il miglioramento dei sistemi produttivi e della loro sostenibilità». Parole, parole, parole, solo parole! E nessuno che abbia fatto cenno ai tanti argomenti concreti in sospeso. Alcuni esempi:

  • Qual è il piano del governo per affrontare la scrittura della nuova Pac e dei nuovi Psr?
  • Quali sono gli esperti che possono individuare le priorità concrete del mondo produttivo che vanno sostenute con i contributi europei?
  • Chi ha provveduto a ovviare ai cronici ritardi della pubblica amministrazione a erogare i contributi e i fondi di varia natura destinati agli agricoltori?
  • Cosa si è fatto per porre rimedio al malfunzionamento di Agea e dei sistemi informatici centrali e periferici?

E la lista potrebbe continuare per centinaia di pagine…

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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