Miglio e grano saraceno, un buon reddito dalle colture alternative in filiera

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Diversificare deve diventare l’imperativo per gli imprenditori agricoli che vogliono continuare a stare sul mercato, per riuscire a cogliere le tante opportunità che provengono dalle nuove richieste dei consumatori. Sì, perché il mercato è in grande fermento e oggi chi va a fare la spesa è disposto ad aprire il portafogli soprattutto per i prodotti 100% made in Italy, di alta qualità, di assoluta sanità e tracciati dal campo alla tavola. Poi ci sono anche i mercati, una volta di nicchia e oggi con una domanda in crescita costante, dei prodotti “salutistici” oppure destinati a consumatori con esigenze particolari, come per esempio gli alimenti per celiaci. Ed è proprio quest’ultimo un segmento che bussa alla porta dei nostri agricoltori, dal momento che le industrie alimentari e i molini sono alla ricerca spasmodica di cereali senza glutine prodotti in Italia con tecniche sostenibili.

«Nella mia zona – dice Daniele Pavan di Buttrio (Udine) – coltivavo anche in contoterzi sino a 240 ettari di mais: oggi sono rimasto ad appena 20 ettari. Lo stesso discorso vale per altre colture tradizionali: i prezzi di mercato e le annate non tanto favorevoli hanno ridotto drasticamente lo spazio per le nostre colture tradizionali, quindi è necessario darsi da fare per trovare alternative».

Daniele Pavan davanti a un campo di miglio, una coltura alternativa molto richiesta da alcuni segmenti di mercato specialistici in notevole espansione.

Il contratto di coltivazione in pre-semina con l’industria

Ma ci sono le alternative? «Certo che ci sono – sostiene Pavan – ma bisogna darsi da fare e non aspettare che il mercato ci venga a cercare! Ormai sono sette anni che produco miglio, con un contratto a prezzo garantito di pre-semina, per una multinazionale che produce alimenti destinati ai celiaci e che è costretta a importare questo prodotto per gran parte del suo fabbisogno. Ho iniziato con alcune prove su pochi ettari e quest’anno sono arrivato a raccogliere miglio su circa un centinaio di ettari, coinvolgendo anche una decina di agricoltori con terreni vicini, dove effettuo tutte le operazioni colturali, raccolta compresa».

Una coltura molto versatile nelle rotazioni, con rese e redditività garantita

Come si inserisce il miglio nelle rotazioni aziendali?

«Il primo punto di forza del miglio è il suo ciclo colturale corto, di 90 giorni; il secondo è un costo di coltivazione molto contenuto che si limita al seme (25 kg/ha con un costo di 2,40 euro al kg) e a 100 unità di azoto. Dunque in primo raccolto, dopo mais o soia, la data di semina ideale è intorno al 15 maggio per una raccolta a fine agosto e in secondo raccolto per la raccolta ad ottobre, a cui far seguire la semina del colza o dell’orzo».

Quanto produce il miglio e qual è il risultato economico per l’azienda che lo coltiva?

«Quest’anno le produzioni sono state un po’ scarse, con una media di 25 ql/ha su cento ettari, mentre lo scorso anno abbiamo raggiunto anche 36 ql/ha. Per dare un’idea della redditività, possiamo dire che 25 ql/ha di miglio equivalgono a 144 ql/ha di mais al 25 % di umidità».

Anche il grano saraceno promette bene

«C’è anche un’altra coltura interessante dietro l’angolo – prosegue Pavan – ed è il grano saraceno, con cui si sta aprendo un’altra nicchia interessante. Ho seminato una prova di 17 ettari in secondo raccolto dopo pisello proteico e colza e, pur essendo il prodotto ancora in campo, ho già un molino che mi chiede per il prossimo anno una fornitura molto importante. Dobbiamo verificare come andrà la raccolta e le caratteristiche qualitative del grano e poi decideremo il da farsi, ma credo che possa costituire un’altra filiera di grande interesse».

Grano saraceno in emergenza.
Ecco come si presenta il grano saraceno, un’altra coltura molto richiesta da alcuni molini.

Non dimentichiamo che Daniele Pavan è stato uno dei precursori nella sua regione sia per le lavorazioni conservative che per l’applicazione dell’agricoltura di precisione e delle mappe di prescrizione per le dosi variabile di seme, concime e diserbo. «Cambiano le colture – conclude Pavan – ma la tecnologia innovativa rimane e anzi fa sempre progressi: anche su miglio e grano saraceno implementeremo con nuovi cantieri reteo variabile e concimazioni starter. Indietro non si torna, mai!»

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


Un commento

  • Egisto Brandi

    4 Gennaio 2023 at 7:27 pm

    Buongiorno,
    ho ascoltato una trasmissione radiofonica dove accennavano alla coltivazione del miglio come alternativa ad altri cerali.
    mi piacerebbe avere maggiori ragguagli sulla possibilità di commercializzazione del seme avendo intenzione di fare la prova di un ettaro.
    Cordialmente,
    Egisto Brandi
    347-4956842

    Rispondi

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