Concimazione: non dimentichiamoci del fosforo, elemento essenziale per la produttività delle colture

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In tempi difficili, con i prezzi dei cereali e anche di altre colture estensive in calo, l’agricoltore tende per natura a risparmiare, e la concimazione è una delle voci che più di frequente viene sottoposta ai tagli.

L’effetto della mancanza di alcuni nutrienti nel primo anno magari non si fa notare, ma se la cosa viene reiterata anche negli anni seguenti sono dolori, perché il terreno si può impoverire a tal punto da limitare anche del 30-40% la produzione delle colture. Il fosforo è l’elemento che spesso si vuole togliere dal piano di concimazione, ma si commette un grave errore.

A cosa serve il fosforo nella pianta?

Il fosforo nella pianta è coinvolto direttamente nella fotosintesi e nella divisione delle cellule, che vuol dire la crescita della coltura. Inoltre è fondamentale per la formazione e lo sviluppo delle radici ed è di vitale importanza nella formazione dei semi. Da non sottovalutare anche il suo ruolo di miglioramento dell’assorbimento dell’acqua.

Dunque il fosforo alla pianta non deve mancare.

  • Per produrre 110 ql/ha di mais occorrono 90 kg/ha di fosforo.
  • Per produrre 40 ql/ha di frumento occorrono 34 kg/ha di fosforo.
  • Per produrre 180 ql/ha di erba medica occorrono 134 kg/ha di fosforo.

Perché un terreno sia considerato ben dotato di fosforo, deve contenerne più di 15 mg/kg.

Il fosforo, data la sua scarsa mobilità, non deve essere distribuito in copertura, ma prima della semina o al momento della semina, e in questo caso si parla della famosa e importante concimazione “starter”. Importante è anche l’interramento per posizionare il fosforo nella zona esplorata dalla radici e ridurre le perdite per ruscellamento.

Tre tipologie di fosforo nei fertilizzanti

Fosforo a lento rilascio

È quello degli ammendanti, dei letami e dei concimi organo-minerali ottenuti creando una reazione tra frazione fosfatica e componenti organici usati nella fabbricazione come torba, compost, letame, eccetera. Tutto ciò porta un graduale rilascio del fosforo nel corso del ciclo colturale.

Fosforo a rilascio controllato

Si tratta di fertilizzanti che hanno subìto un processo di ricopertura con prodotti che rilasceranno nel tempo il fosforo posto nel suolo.

Fertilizzanti attivati con microrganismi

Sfruttano la capacità di batteri e funghi di solubilizzare parte del fosforo e creare vere sinergie mutualistiche con le radici delle piante, che così aumentano la loro capacità di assorbimento di fosforo. Questi prodotti sono quelli più usati nelle concimazioni “starter”.

L’importanza dell’analisi chimica

È chiaro che prima di spendere nell’acquisto dei concimi occorre conoscere la dotazione del proprio terreno in azoto, fosforo e potassio, e per questo abbiamo sempre consigliato l’agricoltore a effettuare un’analisi chimica a campione degli appezzamenti ogni 3-4 anni.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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