Diserbo mais: i vincoli regionali sull’uso della terbutilazina e le possibili soluzioni
In cinque regioni italiane – Piemonte, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Lombardia ed Emilia-Romagna – continuano a essere attivi anche per questa campagna le limitazioni all’uso della terbutilazina sul mais. Tutte e cinque le regioni adottano infatti un limite massimo invalicabile del dosaggio per anno, tra interventi di pre e post emergenza, pari a 750 g/ha di principio attivo.
In Emilia-Romagna si aggiunge poi un’ulteriore limitazione: l’impiego di formulati a base di terbutilazina a cicli colturali alterni del mais, a esclusione dei terreni torbosi con un tasso di sostanza organica superiore a 2,5%. Mentre in Lombardia c’è addirittura il vincolo dell’impiego di terbutilazina alla dose sopraindicata, solo sul 50% della superficie agricola coltivata a mais o in alternativa interventi localizzati.
Dal punto di vista agronomico, per superare questi limiti le soluzioni possono essere le seguenti:
- La miscela di tiencarbazone + isossaflutolo + antidoto (Adengo), che presenta un ampio spettro di azione su graminacee e dicotiledoni a ciclo annuale, Abutilon compreso.
- Miscele che comprendono un erbicida ad azione graminicida (s-metolaclor, petoxamide) con addizione antidicotiledonicida di pendimentalin (Stomp Aqua, Most Micro, Activus Ekop, eccetera), aclonifen (Challenge) e, se c’è l’Abutilon, di isossaflutolo, mesotrione, sulcotrione o clonazone (Dixie Mais, Stallion Sintech, eccetera) oppure Camix.
Queste miscele sono influenzate dalla presenza o meno di pioggia dopo il trattamento, per cui spesso è necessario un intervento di post emergenza. Si tratta di miscele che funzionano egregiamente in caso di semine tardive a partire da aprile inoltrato, come avviene quest’anno.