Roberto Bartolini3 Aprile 20207min12281

Governo stanzia 70 milioni di euro all’agricoltura: tutti i dettagli dei sostegni

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40 milioni di euro per il grano duro sino al 2022, ma anche 11 milioni di euro per il mais (di cui 5 per la campagna 2020 e 6 per il 2021), 9 milioni di euro per soia e leguminose da granella (4,5 per il 2020 e 4,5 per il 2021), 7,5 milioni di euro per carni ovine e 2 milioni per il latte di bufala. Sono gli interventi straordinari per i settori in crisi (riassunti nell’immagine qui sotto) per rafforzare la competitività delle filiere, firmati dal ministro Teresa Bellanova e in corso di pubblicazione con un decreto ministeriale.

Contributi fino a 100 euro per ettaro

«Per il mais l’aiuto è limitato a un tetto di 50 ettari – spiega Ivan Nardone, responsabile del dipartimento per lo sviluppo agroalimentare di Cia – mentre per soia e leguminose da granella non ci risulta che sia stato fissato un tetto. In base al numero di domande che arriveranno, questo aiuto può arrivare sino a 100 euro/ettaro e di questi tempi non è male. In effetti non avevamo mai visto un investimento di tale portata per questi settori».

L’agricoltore riceverà questo contributo, così come accade per i 40 milioni di euro stanziati per il grano duro, solo se sottoscriverà un contratto di coltivazione, cioè farà un accordo di filiera.

Carni ovine e latte di bufala

Per quanto riguarda la crisi delle vendite di carni ovine, prosegue Nardone: «Alle imprese agricole di allevamento di ovini è concesso un aiuto fino a 9 euro per ogni capo macellato e certificato Igp e un aiuto fino a 6 euro per ogni capo non Igp nato, allevato e macellato in Italia nel periodo dal 1° marzo al 30 aprile dell’anno precedente a quello della domanda, quindi per il 2019 nell’annualità 2020 e per il 2020 nell’annualità 2021».

«Anche la filiera del latte di bufala è sotto pressione e il decreto prevede un primo intervento da 2 milioni di euro che accompagna la fase di trasformazione nel congelamento del latte e nel successivo utilizzo per la produzione di mozzarella di bufala campana Dop, con un’etichettatura speciale», aggiunge il responsabile Cia.

Una strada obbligata e da rafforzare

Abbiamo invocato molte volte da queste colonne gli accordi di filiera tra produttori, stoccatori e trasformatori, accordi che mai come in questo momento sono diventati la strada obbligata per far riconquistare ettari alle materie prime italiane strategiche come cereali, oleaginose, proteiche, per le quali siamo ancora troppo dipendenti dall’estero.

Lo sconvolgimento dei mercati mondiali

Nel frattempo vola il prezzo del grano, che ha fatto registrare alla Borsa di Chicago un ulteriore aumento del 6%, mentre la Russia ha deciso di limitare le sue esportazioni: è uno degli effetti della corsa dei consumatori verso i beni essenziali, che continuano a far aumentare le quotazioni delle materie prime agricole la cui disponibilità è diventata un asse strategico, per le difficoltà nei trasporti e per la chiusura delle frontiere. A ciò si aggiunge il fatto che il gioco di scommessa borsistica sta passando dalle materie prime energetiche a quelle alimentari. Il trend di decrescita dei prezzi del petrolio ha spostato la scommessa sui futures soprattutto sui più volatili generi alimentari.

Tensioni si registrano anche sul mercato del riso, con il Vietnam che ha cancellato il suo export, e sono in aumento anche le quotazioni della soia che vede i principali paesi produttori come Stati Uniti e Brasile.

Il coronavirus sta portando forti sconvolgimenti sui mercati internazionali e auspichiamo che il nostro paese colga l’occasione per rimettere al centro della politica nazionale l’agricoltura con un grande “Piano strategico nazionale”, come abbiamo suggerito in un precedente articolo.

Il Mipaaf dunque corre ai ripari oggi sotto la spinta dell’emergenza coronavirus, ma ci auguriamo che continui anche nei prossimi anni nella direzione del rafforzamento delle filiere strategiche che sono la via per ridisegnare il nostro tessuto produttivo agricolo, soprattutto nel settore grandi colture estensive, che non potrà più fare a meno di un rapporto sempre più stretto, fondato su accordi pluriennali, con gli altri attori della filiera.

Dobbiamo valorizzare l’impegno degli agricoltori

Lorenzo Furini, presidente produttori cereali di Confagricoltura Emilia-Romagna, in un recente intervento su Terra e Vita ha sottolineato a ragione come dipendiamo dalle importazioni per il 60% nel grano tenero e per il 30% nel grano duro e, per assicurare redditività, è necessario non subire passivamente i prezzi. Occorre anzi creare massa critica, dice Furini, quindi la strada concreta è quella della filiera, concetto chiave per le nostre commodity.

La mentalità individualista del mondo agricolo, poco propenso all’aggregazione, rende l’organizzazione delle filiere una priorità. I nostri pastifici lamentano un’offerta di grano disomogenea per qualità e quantità e non possono programmare senza ricorrere al mercato estero. Dunque occorre mettere allo stesso tavolo agricoltori, molini e pastifici per rafforzare la filiera grano-pasta.

La filiera però ha ragione di esistere solo se si riesce a valorizzare l’impegno della parte agricola; non deve essere a sfavore di quest’ultima che è già in sofferenza, come purtroppo è accaduto. « Noi imprenditori – scrive Furini – non dobbiamo cedere a pessimismi che potrebbero portarci a scelte errate e a ridurre gli investimenti nei mezzi di produzione in un momento di forte concorrenza, aumentando così il rischio di un’ulteriore perdita di competitività».

Di nuove iniziative sulle filiere e in particolare della granella di mais italiana certificata si parlerà nel corso dello streaming in diretta che potete seguire sulle pagine YouTube e Facebook di Battini Agri.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


Un commento

  • IRUSSO

    3 Aprile 2020 at 12:03 pm

    La filiera è un imposizione e come è stata concepita nei contratti sono solo oneri per i produttori. Quindi sono del parere che unitamente ai mugnai e pastai si creino delle analisi di costo sia per il grano che per farina e pasta, pane e per tutti i derivati della farina. In pratica un elenco prezzi regionalie come avviene per tutti i prodotti trasformati.

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