Grano duro, il mercato in Italia secondo Barilla

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Sul blog “Durodisicilia” è stata pubblicata un’interessante intervista a Gustavo Savino, responsabile acquisti grano duro della Barilla. Riportiamo di seguito un estratto.

Il nuovo raccolto in Italia

Come vede il mercato da qui al nuovo raccolto? Prevede una o più ulteriori nuove aste a vendere della Turchia prima del raccolto?

«Per decenni il market driver è stato il Canada, principale produttore ed esportatore di grano duro. Nella scorsa estate, la Turchia è diventata il principale fornitore di grano duro dei paesi del Mediterraneo. In pochi mesi, da paese storicamente importatore, è stata in grado di esportare oltre 1 milione di tonnellate. Di sicuro, anche nella prossima campagna la Turchia sarà ancora un importante esportatore. Quest’anno la Turchia ha aumentato le superfici seminate di almeno il 10%. Il 40-45% del raccolto turco è irriguo e garantisce rese molto alte (fino a 7 t/ha). Noi prevediamo una maggiore disponibilità di grano duro sul mercato rispetto allo scorso anno».

Gli acquisti all’estero di Barilla

Barilla quanto grano deve ancora acquistare prima di arrivare al nuovo raccolto?

«Come sapete, Barilla da oltre 30 anni copre la maggior parte dei fabbisogni in Italia con i contratti di coltivazione per garantire la possibilità di produrre la pasta destinata al mercato italiano con grano duro 100% italiano. Ad oggi le filiere e gli acquisti spot eseguiti coprono i nostri fabbisogni almeno fino al prossimo raccolto».

Barilla acquista grano all’estero per la pasta destinata al mercato estero? Da quali nazioni acquista? Ha continuato a non comprare più il grano canadese come era stato annunciato? E perché non acquista più grano canadese eventualmente?

«Le produzioni di pasta Barilla degli stabilimenti italiani, destinate al mercato export, sono realizzate con una miscela di grani di varie origini. Almeno il 70% è grano italiano proveniente dalle nostre filiere o acquistate in Italia. Il restante 30% proviene da Paesi EU e non EU. Noi ricerchiamo per i nostri grani di alta qualità in tutto il mondo, controllando i contenuti di pesticidi, prodotti chimici, micotossine e metalli di ciascun lotto acquistato in maniera attenta e scrupolosa».

N.B. Un commento successivo comparso sul blog precisa che “sull’uso del grano canadese ho trovato la risposta evasiva, così prima di pubblicare l’intervista gli ho chiesto se avessero ripreso ad acquistare grano canadese e lui ha ammesso di sì”.

Le superfici tornate sui valori storici

Barilla è preoccupata di un eventuale calo di produzione italiana nei prossimi anni (per varie ragioni legate alla Pac e ai prezzi), dal momento che la vostra pasta venduta in Italia è 100% grano italiano?

«La nuova Pac ha sicuramente influito negativamente sulle semine dello scorso autunno. Istat ha confermato un calo medio delle superfici seminate a grano duro di poco superiore al 10%. Questo però è un calo che parte dai record dello scorso anno e le superfici quindi sono tornate ai valori storici. La produzione italiana potrebbe tornare di nuovo a superare i 4 milioni di tonnellate, pur a fronte del calo di superfici. Siamo preoccupati per il futuro del grano duro in Italia e delle nostre filiere. Oltre alla Pac, i prezzi bassi di tutte le commodity e la concorrenza di altri paesi produttori stanno penalizzando gli agricoltori europei. Crediamo che le filiere siano la soluzione più efficace per garantire alla parte agricola il giusto ricavo e a quella industriale la sicurezza di qualità e quantità».

I contratti e il valore del prodotto

Qual è il vostro punto di vista sui contratti di filiera?

«Quasi nessuno sa che Barilla ha in essere contratti di coltivazione per più di 500.000 tonnellate di grano duro italiano ogni anno, pari a circa il 15% della produzione nazionale. La filiera deve essere uno strumento per creare valore sia per l’agricoltore, che per l’industria di trasformazione che per il consumatore finale. La remunerazione dipende da questa capacità di creare un prodotto di valore per il consumatore finale. Non sempre è facile da realizzare e da comunicare. Su questo punto devo dire che Barilla non è stata capace di comunicare in modo efficace».

Euronext Future, uno strumento di trasparenza

Cosa ne pensa del mercato future di Euronext? Avete intenzione di collegare in qualche modo i prezzi dei contratti di filiera a questo strumento?

«Barilla ha sempre supportato il lancio di strumenti future sui mercati delle commodities. C’è sempre il sospetto che si tratti di strumenti che favoriscono la speculazione. In realtà i mercati dove questi strumenti non esistono o non sono ancora di uso comune, sono i mercati con i fenomeni speculativi più intensi, come nel grano duro. Nella nostra esperienza, ad esempio col grano tenero, abbiamo potuto riscontrare che si tratta di strumenti che aiutano molto gli operatori del mercato fisico di gestire il rischio della volatilità del mercato per tutti coloro che vi partecipano, dagli agricoltori fino all’industria della pasta. È uno strumento di trasparenza del mercato e soprattutto, a differenza del precedente indice Agrex, è basato sul “cash settlement” che permette di gestire i contratti senza necessità della consegna fisica del grano. L’indice è costruito principalmente sui prezzi fisici del mercato italiano (Altamura, Foggia e Bologna) con una componente del 30% del mercato francese. Abbiamo già iniziato ad utilizzarlo con alcuni operatori del mercato italiano. Speriamo che nei prossimi anni diventi uno strumento di sempre maggiore utilizzo».

Delocalizzare la produzione di pasta?

Sembra che la strategia di Barilla sia quella di delocalizzare la produzione di pasta all’estero. Ci conferma una espansione industriale negli spazi ex-URSS e segnatamente in Kazakhistan?

«La domanda globale di pasta è in continua crescita grazie agli aspetti di salubrità e sostenibilità che le vengono riconosciuti. Barilla ha di recente ha acquistato uno stabilimento a Muggia (Trieste) con un importante investimento finanziario. È una testimonianza della volontà di non delocalizzare e di mantenere la produzione della pasta in Italia. Il Kazakhistan non è un mercato interessante per il consumo di pasta e nessun investimento è previsto in questo paese».

La rabbia degli agricoltori a Pozzallo

Intanto a Pozzallo, in Sicilia, nei giorni scorsi sono sbarcate altre 30.000 tonnellate di grano duro canadese ed è scoppiata la rabbia degli agricoltori, che hanno fermato i camion per prelevare dei campioni di prodotto da far analizzare, con il sospetto della presenza di glifosate che, al di fuori della Ue, viene utilizzato anche per far essiccare il grano.

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