Il cartamo con contratto di coltivazione: un’idea vincente non solo per la Toscana

cartamo

I progetti di filiera cominciano a fare breccia tra gli agricoltori alla ricerca di una diversificazione colturale che permetta di esaudire sia le richieste del greening della nuova Pac, sia di colture possibilmente innovative e a contratto, per mettersi un po’ al riparo dalle fluttuazioni di prezzo che caratterizzano i mercati dei prodotti agricoli.

In Toscana di progetti di filiera nei vari comparti ne sono sorti 15 già nel 2011, e uno di questi riguarda la valorizzazione di oli di semi e di sottoprodotti. Tra le colture contemplate nei progetti di filiera c’è anche il cartamo, una coltura ancora poco conosciuta, a fianco di girasole, colza e lino.

Il campo dell’azienda Fontana

«Quest’anno per la prima volta abbiamo seminato 15 ettari a cartamo ai primi di novembre perché vogliamo trovare un’alternativa al girasole», dice Simone Fontana, che insieme al padre Giovanni coltiva l’azienda di famiglia: 150 ettari a Santa Maria Monte in provincia di Pisa. «E poi perché è necessario cercare di fare sempre qualcosa di nuovo per creare nuove opportunità di reddito».

Con quale struttura fate il contratto di coltivazione?

«Con il Consorzio Agrario di Pisa che ci fornisce il seme e le indicazioni agronomiche per una coltura come il cartamo che per noi è nuova. Il prezzo prefissato dal contratto ci deve essere ancora comunicato ufficialmente, ma dovrebbe essere più o meno come quello del girasole, quindi anche la redditività della coltura non dovrebbe essere molto differente, con la garanzia del ritiro del raccolto che viene indirizzato a un’industria di trasformazione. Si tratta del classico progetto di filiera che mira a valorizzare un prodotto locale con determinate caratteristiche».

Il cartamo: una coltura non troppo complicata e con prospettive di reddito

Quando si semina e quando si raccoglie il cartamo?

«Il cartamo si semina da novembre a marzo e si raccoglie a inizio agosto. Abbiamo seminato il cartamo con la seminatrice Kverneland Accord DL – che abbiamo appena acquistato dal concessionario Tarabori di Lucca – alla dose di 30 kg/ha di seme e abbiamo distribuito 1,5 ql/ha di 18-46 alla semina; poi seguirà a febbraio una seconda concimazione con 2 ql/ha di urea. La produzione dovrebbe aggirarsi attorno ai 27-28 ql/ha, come il girasole dalle nostre parti».

Il concessionario Tarabori di Lucca, il suo funzionario commerciale Andrea Citti e a destra Giovanni Fontana davanti alla seminatrice Kverneland Accord DL.
Il concessionario Tarabori di Lucca, il suo funzionario commerciale Andrea Citti e a destra Giovanni Fontana davanti alla seminatrice Kverneland Accord DL.

La seminatrice pneumatica Kverneland Accord DL è un’attrezzatura destinata soprattutto ad aziende agricole medio-piccole, che abbina la compattezza alla leggerezza ed è disponibile con larghezze di lavoro da 3,0 a 4,5 metri. Grazie al suo baricentro ravvicinato al trattore, questa seminatrice richiede basse potenze e può essere equipaggiata con pneumatici larghi a bassa pressione per limitare il compattamento, che è uno dei fattori che limita la produttività delle colture.

Il consorzio Strizzaisemi trasforma i raccolti

È il consorzio Strizzaisemi di Pisa che si occupa, con processi industriali innovativi, della spremitura dei semi di cartamo, girasole, colza e lino per produrre farine speciali a uso alimentare, panelli per uso zootecnico e oli, tramite processi di spremitura meccanica a freddo; inoltre, in accordo con la Regione Toscana, il consorzio ha la funzione di coordinare la logistica di tutte le fasi della filiera.

Una bella iniziativa che va nella direzione indicata anche dalla nuova politica agricola che incentiva l’aggregazione di più soggetti per produrre un determinato bene richiesto dalla trasformazione e dal mercato.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


2 commenti

  • Dario Conti

    27 Novembre 2015 at 6:28 pm

    Buonasera sig.Bartolini, volgio innanzitutto ringraziarla per tutte le preziose informazioni e curiosità che ci da mediante questi articoli molto interessanti. Volevo chiederle se questa coltura può essere fatta anche su terreni di minor grandezza (5ha) e se c’è un margine di guadagno buono. Grazie in anticipo.

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    • Roberto Bartolini

      1 Dicembre 2015 at 9:21 am

      Gentile sig. Conti, grazie per i suoi complimenti e per seguire il nostro sito.
      La coltura del cartamo si fa stipulando un contratto di coltivazione – come ho scritto nell’articolo – e ritengo che non ci siano particolari problemi di dimensione dell’appezzamento. Per quanto riguarda la redditività gli agricoltori che l’hanno già seminato e raccolto, questi sostengono che più o meno rende come il girasole, ma con minori problematiche soprattutto per quanto riguarda gli attacchi dei volatili.

      Rispondi

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