Roberto Bartolini13 Ottobre 20223min52010

L’agricoltore può sparare ai cinghiali dopo un corso di formazione

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In Italia ci sono oltre due milioni di cinghiali che creano danni enormi alle coltivazioni. Le Regioni dovrebbero avere dei piani di abbattimento affidandosi ai cacciatori per metterli in atto, ma molti agricoltori si chiedono se non sia possibile abbracciare direttamente il fucile per intervenire in prima persona. La risposta è sì: come ha spiegato un recente articolo su Agronotizie, gli agricoltori in possesso di porto d’armi possono uccidere i cinghiali che, penetrando nei loro terreni, arrecano danni alle colture. A stabilirlo è una sentenza della Corte costituzionale di febbraio 2021, che spiega come l’agricoltore abbia il diritto di tutelare l’attività della propria azienda agricola, anche con l’abbattimento di cinghiali o di altri ungulati che la minaccino.

Di recente sono stati approvati dalle Regioni i nuovi piani di controllo del cinghiale e in questi è previsto che l’agricoltore provvisto di licenza di caccia possa abbattere i cinghiali nei propri terreni, ma esclusivamente dopo aver ottenuto la qualifica di “selettore”, ovvero avendo seguito specifici corsi di formazione sulla biologia, sulla gestione, sulle normative e le tecniche di controllo della specie in oggetto.

I piani di controllo per l’abbattimento

I piani di controllo sono differenti in ogni Regione, e ognuna di queste, in collaborazione con l’Ispra, autorizza il personale abilitato all’abbattimento in una determinata area geografica, nella quale si sono registrati scompensi demografici in una specie selvatica. L’abbattimento rientra quindi nei piani di controllo della fauna selvatica e l’agricoltore è libero di abbattere gli animali sui propri terreni.

Il “selettore” ha in sostanza il compito di abbattere una determinata specie selvatica che è stata precedentemente monitorata in un’area geografica stabilita, nella quale si è assistito a un eccessivo aumento demografico a scapito di altre specie animali. Quindi opera grazie alla concessione di speciali licenze durante il periodo di divieto di caccia e in zone protette.

Che fine fanno le carcasse

E le carcasse dei cinghiali abbattuti? L’agricoltore può anche destinarle all’autoconsumo, ma occorre una visita sanitaria per escludere contaminazioni da nematodi del genere Trichinella, pericolosi per l’uomo, nonché essere conferite al controllo per gli accertamenti sanitari previsti dalla normativa vigente. Non può invece vendere le carcasse di cinghiale a terzi.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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