Roberto Bartolini27 Maggio 20223min23342

Le cover crops aumentano la fertilità biologica dei terreni agricoli

cover-crops

Una schiera sempre più numerosa di agricoltori e di contoterzisti si sta convincendo del fatto che i terreni, tra due colture principali, non possono rimanere nudi, pena un’ulteriore decadimento della fertilità globale del suolo. Quindi l’uso delle cover crops (dette anche “colture di copertura”) deve diventare una prassi annuale consolidata, cercando di scegliere tra le tante specie presenti quelle che più si adattano alle diverse realtà aziendali.

8 cover crops a confronto

Nell’ambito del progetto Novagro del Psr Lombardia, in un’azienda agricola del cremonese è stata realizzata dall’Università di Piacenza una prova biennale di semina di cover crops, mettendole a confronto con un terreno nudo, per vedere gli effetti sulla produzione di soia e girasole in conduzione biologica.

Grafico tratto dall’Informatore Agrario n.17/2022

Come si vede dal grafico, rispetto alla parcella di riferimento N (suolo nudo), in generale la semina delle cover crops ha avuto un effetto benefico sulle produzioni, tranne poche eccezioni. Nel caso della soia la produzione su suolo nudo (N) è stata pari a 4 t/ha di s.s. e solo in tre casi (R-rafano in purezza, S+R-segale più rafano) e V+R-veccia più rafano) si è notata una leggera diminuzione delle rese. Lo stesso vale per il girasole, dove le rese si sono mantenute generalmente uguali a quelle su suolo nudo (N con 3,4 t/ha s.s.) con un miglioramento di resa in corrispondenza della semina di cover quali S+V (segale e veccia) V+R (veccia e rafano) e S+V+R (segale, veccia e rafano).

Aumenta lo stoccaggio di carbonio nel suolo

Altro fatto da segnalare è che l’adozione delle cover crops ha prodotto un aumento del carbonio organico stoccato nel suolo, rispetto al suolo nudo, da 0,3 a 0,7 ton/ha/anno. Riguardo alle emissioni di N2O (ossido di azoto), che notoriamente contribuiscono ad alterare il clima, il rafano in purezza ne ha ridotto l’emissione del 23% rispetto al suolo nudo, dimostrandosi una perfetta “catch crop”.

I risultati di questa ennesima sperimentazione contribuiscono ad avvalorare la teoria che facendo uso delle cover crop siamo sicuramente sulla strada giusta per migliorare la fertilità dei terreni e diminuire gli impatti sul clima.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


2 commenti

  • Daniel

    27 Maggio 2022 at 10:37 am

    Buongiorno,
    ottimo articolo! Le cover come sono state seminate?
    Poi, che lavorazioni sono state fatto per le colture principali?
    Grazie

    Rispondi

  • Stefano

    31 Maggio 2022 at 9:09 am

    Ottimo articolo!
    Sarebbe molto interessante approfondire, magari anche analizzando miscugli adatti anche per il biologico!.

    Complimenti!

    Rispondi

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