Le cover crops sono strategiche anche per tenere a bada le infestanti
Gli agricoltori che utilizzano le cover crops sui terreni liberi che verranno seminati a primavera affermano che dopo alcuni anni si notano anche effetti di contenimento sulle infestanti. Tant’è che molti di loro hanno ridotto gli interventi di diserbo chimico oppure le dosi per ettaro.
Un recente studio pubblicato sulla rivista Terra e Vita conferma che, per esempio, Sinapis alba, Raphanus sativus cv nigra e Vicia sativa, sia in purezza sia in miscuglio, nelle prove di pieno campo hanno soppresso graminacee e dicotiledoni fino al 66%. Questa attività di controllo è determinata dalla capacità di questa piante di svolgere un’azione allelopatica, cioè di emettere sostanze che interferiscono sulla germinazione delle infestanti.
Anche altre specie come Sorghum, Crotalaria Juncea e Brassica Juncea sono note per la produzione di sostanze allelopatiche che riducono fortemente la presenza delle infestanti, sia dicotiledoni che monocotiledoni.
Si tratta di meccanismi molto complessi che coinvolgono più fattori del sistema suolo-pianta, quindi sarebbe auspicabile che il mondo della ricerca agronomica italiana concentrasse gli sforzi per attivare prove di pieno campo in diversi ambienti e terreni, al fine di fornire risposte chiare e indicazioni concrete. Sarebbe un’attività molto importante, dal momento che l’Unione europea ha stabilito che al massimo entro dieci anni l’uso degli agrofarmaci, diserbanti compresi, va ridotto del 50% rispetto all’uso attuale, quindi è ovvio che anche le cover crops potrebbero giocare un ruolo decisivo. Ribadendo però ancora una volta che quell’obiettivo dell’Unione europea è anacronistico se non si dà il via libera a nuove varietà e ibridi resistenti, ottenuti con le nuove tecniche di genome editing (NBT) che nulla hanno a che fare con i sorpassati ogm.