Lotta alla siccità con semina su sodo per aumentare umidità terreno

semina-su-sodo

La mancanza di precipitazioni sta diventando una costante in agricoltura, quindi è opportuno orientarsi verso sistemi di lavorazione del terreno che riducano il più possibile le perdite di umidità. La semina su sodo, cioè direttamente sui residui colturali o sulle cover crops, è la tecnica che consente di immagazzinare le maggiori quantità di acqua e di preservarla nel tempo, con vantaggi che aumentano anno dopo anno.

È ormai assodato che non lavorare il terreno e non rovesciare le fette esponendole all’aria (come si fa con l’aratura e le erpicature), oppure adottare tecniche di minima lavorazione con uno o due passaggi di erpice a dischi e/o a denti, migliora la struttura del terreno, favorisce la proliferazione dei microrganismi non disturbandone l’attività, e aumenta la capacità di drenaggio e la ritenzione di acqua, evitando fenomeni di ruscellamento e la lisciviazione.

Gli effetti della semina su sodo in ambienti siccitosi

Uno studio pluriennale condotto dal CRA di Foggia in aree meridionali, su frumento duro in avvicendamento con leguminose da granella, ha dimostrato che l’azione combinata dei residui vegetali presenti sul terreno (con la loro azione pacciamante) e il miglioramento della struttura (grazie alle non lavorazioni) hanno determinato un aumento significativo dell’umidità del terreno.

Nel sistema a sodo il differenziale di umidità rispetto al terreno lavorato (con minimum tillage) in un terreno di medio impasto alla profondità di 40 cm, corrisponde a 80-100 m3/ha, che è acqua a disposizione delle colture, molto utile nei periodi più critici. Allo stesso tempo, nel medio periodo, anche la compattazione del terreno diminuisce grazie alla semina su sodo.

Il sodo per secondi raccolti e semine autunnali

Dunque, in vista delle semine dei secondi raccolti di soia e di sorgo foraggero e delle semine autunnali dei cereali vernini, è consigliabile tenere nella massima considerazione la tecnica della semina su sodo che, se eseguita con seminatrici di nuova generazione, non porta a nessuna perdita di produzione.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


Un commento

  • luca manfredini

    16 Agosto 2022 at 6:48 pm

    le lavorazioni profonde tradizionali potevano avere una giustificazione quando l’agricoltore era anche allevatore e pertanto apportava con la letamazione sost. organica al suolo che veniva così incorporato ad esso e nei terreni a tessitura più fine con problemi di sgrondo delle acque in eccesso nelle annate in cui queste eccedevano
    ora bisogna adattarsi al nuovo clima che si sta delineando e alla perdita di sost. organica dei terreni a cui abbiamo dato un aiuto con lavorazioni sempre più ravvicinate nel tempo e sfruttare quanto si è imparato dalle minime lavorazioni e dalle semine su sodo anche se queste potrebbero risultare ostacolate nella loro applicazione, qualora venissero banditi diserbanti ad azione totale
    non per ultimo anche un approccio alla soglia economica che giustifica o meno un intervento, di sovente si tende a massimizzare le produzioni a costi però che annullano in termini economici la validità della operazione stessa impattando però negativamente sull’ambiente che, se non nel breve, nel lungo periodo ci fa pagare un conto molto salato
    quindi lavorazioni meccaniche esasperate, concimazioni con fertilizzati di sintesi senza remora seguite da irrigazioni ripetute e coltivazioni di secondi raccolti in epoche totalmente inadatte alla biologia della specie colturale impiegata, andrebbero sicuramente riviste, ma senza per questo cadere nella trappola di una agricoltura da figli dei fiori che non si attiene alla realtà di aziende che devono fare reddito ed al tempo stesso produrre cibo, per ora indispensabile alla nostra forma di vita a mio avviso piuù primitiva rispetto a quella perfetta vegetale

    Rispondi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo mail non sarà pubblicato I campi obbligatori sono contrassegnati


Chi siamo

Nato nel 2014, Il Nuovo Agricoltore è un portale informativo dedicato all’agricoltura, con un occhio di riguardo alle innovazioni tecnologiche. Il progetto è sviluppato da Kverneland Group Italia.


CONTATTACI