Nuove tecniche genomiche verso il via libera dall’Ue
Finalmente la Commissione europea si è resa conto che non poteva indicare come obiettivo prioritario una consistente riduzione della chimica in agricoltura, se contemporaneamente non dava il via libera alle nuove tecniche di miglioramento genetico (Nuove tecniche genomiche), battezzate anche come Tea (Tecnologie di evoluzione assistita).
La conclusione di un recente studio commissionato dall’Ue lascia dunque ben sperare, dal momento che si ammette che le nuove tecnologie genomiche concorrono a raggiungere gli obiettivi di sostenibilità della strategia Farm to Fork, che è la nuova Bibbia dell’agricoltura e dell’agroalimentare da qui in avanti.
Occorre cambiare la normativa vigente
A questo punto occorre mettere mano alla parte normativa, che è quella che blocca tutta l’innovazione genetica, archiviando per legge la falsa convinzione che le Tea siano uguali agli ormai vetusti Ogm. Tutti gli scienziati del mondo, compreso un premio Nobel, lo predicavano da anni, ma la Commissione aveva fatto sempre orecchie da mercante per evitare di contrastare un’opinione pubblica male informata che vede la nuova genetica come il diavolo.
Come sempre, infatti, il settore del biologico e i Verdi continuano a negare le evidenze della scienza, convinti che il progresso sostenibile non passi dall’innovazione genetica e tecnologica, ma ormai è chiaro a tutti che si tratta di posizioni preconcette care a chi vuole mantenere la benda sugli occhi.
L’intensificazione sostenibile è la via maestra
Bisognerebbe cominciare a mettere da parte le bandierine e considerare che l’agricoltura è una sola e il nostro obiettivo deve essere quello di produrre di più, con meno. Si tratta della famosa “intensificazione sostenibile”, che è la strada maestra da seguire, e le nuove tecnologie genetiche di evoluzione assistita, ideali anche per chi coltiva il biologico, possono aiutarci ad andare proprio in quella direzione.
Infatti il documento della Commissione dice anche che le Tea presentano rischi simili o minori rispetto ai classici incroci e quindi si può gestire senza problemi la coesistenza con l’agricoltura biologica, e inoltre introducono mutazioni indistinguibili da quelle che possono accadere casualmente e che sono sempre accadute nei materiali vegetali da millenni. Basterà tutto questo a convincere gli scettici?