Semine 2023: mais a picco, aumentano girasole e foraggere

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L’aumento delle semine di cereali vernini in Pianura Padana ha ridotto lo spazio per le semine primaverili, ma su quali colture si orienteranno gli agricoltori? L’Informatore Agrario ha svolto e pubblicato un’indagine che ha coinvolto 10.000 aziende agricole prevalentemente a seminativi ed è uscita una fotografia che dovrebbe essere molto vicina alla realtà.

Il calo del mais è confermato, dal momento che il 37% delle aziende che lo hanno coltivato afferma di non volerlo più coltivare o di ridurne la superficie, mentre per la soia la diminuzione è molto meno marcata. Esplode invece la “voglia” di girasole, che gli intervistati danno in aumento del 55% rispetto allo scorso anno, soprattutto per poter introdurre gli avvicendamenti e le rotazioni premiati dalla nuova Pac. Ma anche, aggiungiamo noi, perché la coltura è molto più rustica di mais e soia e presenta un costo di coltivazione più contenuto.

Foraggere, barbabietola e patata

Altre colture date in aumento come superficie occupata sono le foraggere, la barbabietola da zucchero e la patata, mentre per il pomodoro si prevedono riduzioni di superfici. Ma quali solo i motivi di una tale rivoluzione? Al primo posto gli intervistati mettono la rotazione agronomica e al secondo i cambiamenti climatici, seguiti da organizzazione aziendale e costi di produzione.

Trincee vuote, puntiamo sui mais precoci

Il quadro è molto preoccupante per il mais, una coltura che non solo è centrale per l’alimentazione zootecnica, ma anche per la produzione di biogas. Le trincee già oggi sono ai minimi storici, quindi non possiamo che immaginare una ulteriore impennata delle importazioni, prospettiva preoccupante per la bilancia dei pagamenti e per i conti delle aziende zootecniche italiane.

Lo spauracchio della mancanza di acqua irrigua è una delle cause del rifiuto a seminare mais, ma gli agricoltori dovrebbero mostrare un po’ più di flessibilità nel rivolgersi a cicli precoci, che ci assicurerebbero un maggiore autoapprovvigionamento senza comportare grossi rischi agronomici. Dunque, prima di dire definitivamente no al mais, prendiamo in considerazione la semina di un mais classe FAO 300 o 400, facendolo seguire da un secondo raccolto per esempio di sorgo. Con semine dirette o su minima lavorazione, per non disperdere la poca umidità rimasta nei terreni.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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