Soia 2015, i soliti ‘gufi’ si divertono a smontare una coltura strategica per l’Italia

L’Europa ha varato un progetto sulle proteine vegetali e sostiene le proteoleaginose addirittura con aiuti diretti, la soia viene considerata una coltura di importanza strategica e l’Italia si trova nella condizione ci importare circa il 90% del suo fabbisogno e per di più tutta rigorosamente OGM. Quest’anno finalmente l’agricoltore italiano ha puntato sulla soia: l’annata in effetti non è stata molto favorevole, ma dopo un solo anno dal suo ritorno in campo, ecco che il settimanale Terra e Vita spara sulla soia, mettendone in dubbio addirittura la convenienza per le prossime semine 2016.
Ma che razza di giornalismo è questo?
Purtroppo anche la cosiddetta stampa tecnica si diverte a scimmiottare l’andazzo per nulla edificante che caratterizza da tempo i quotidiani e la televisione nazionali, i quali, alla ricerca sfrenata di lettori e audience, ritengono che il loro compito sia solo quello di essere sempre e comunque “contro”. Ma di fatto riportano solo critiche e stigmatizzano ogni giorno solo ciò che non funziona.
È vero che la stampa è fatta per criticare e stimolare, ma non solo per questo: dovrebbe anche dare conto di ciò che invece funziona o che potrebbe funzionare meglio con una correzione di rotta. Insomma, invochiamo un po’ di sano e robusto senso costruttivo al posto di quello distruttivo che ci caratterizza e che ci fa del male.
L’annata è stata sfavorevole, ma i conti pubblicati non sono la media
E veniamo al “caso soia”, con l’articolo a firma di Massimo Battisti che sottolinea a chiare lettere, conti alla mano, che la soia 2015 è stata un vero disastro. A fronte di un costo di coltivazione stimato in 1.595 euro/ha, con i prezzi attuali – dice l’autore – l’agricoltore se la cava solo se porta a casa 49 ql/ha, altrimenti produce in perdita. E le produzioni di quest’anno, aggiunge, si sono aggirate tra 3 e 4 tonnellate a ettaro. Quindi le conclusioni dell’autore sono che gli agricoltori si domandano perché continuare a produrre in queste condizioni.
Che l’annata non sia stata favorevole nessuno lo discute, ma da qui a mettere in dubbio la coltivazione della soia nel 2016 si commette davvero un errore tecnico e di comunicazione che non fa altro che aumentare la confusione tra i nostri agricoltori.
Nel 2016 insistiamo sulla soia, coltura centrale della rotazione
Primo: un solo anno di produzione non dice nulla perché una coltura va valutata almeno in un triennio, e comunque la soia, non solo per via del greening, deve rimanere un caposaldo della diversificazione soprattutto per motivi agronomici. Molta soia è stata già raccolta ma molta ancora rimane da raccogliere e quindi le produzioni indicate non costituiscono già una media nazionale.
Secondo: pubblicare un conto colturale spacciandolo come nazionale è fuorviante, soprattutto quando le innovazioni tecnologiche hanno permesso anche quest’anno a molte aziende di produrre bene la soia spendendo, irrigazione compresa, 1200-1300 euro/ha. Senza contare che sui secondi raccolti il costo di coltivazione non va oltre 850 euro/ha. Quindi il risultato economico finale è ben diverso da quello indicato.
Terzo: invece di porre il dubbio angoscioso “soia sì soia no”, le nostre energie tecniche e divulgative vanno spese per dire agli agricoltori come si fa ad aumentare le rese e abbassare i costi, visto che non si tratta di pure fantasie, bensì di belle realtà operative, come dimostrano molte aziende agricole italiane che hanno intrapreso con successo percorsi colturali innovativi.
Una raccomandazione finale: agli agricoltori mancano riferimenti tecnici e gestionali affidabili, quindi evitiamo di aggiungere altre incertezze all’orizzonte sparando inutilmente sulla croce rossa. Perché la soia è una coltura fondamentale per il nostro paese e per la nostra agricoltura e l’unico obiettivo deve essere quello di impegnarci tutti a farla il meglio possibile, unendo le forze e le competenze in un’ottica di filiera economicamente sostenibile.