Speziali: ”Contoterzisti pronti a nuove sfide, ma basta con l’inquadramento di artigiani”

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«Ci sono sempre meno “agricoltori tuttofare” e sempre più imprenditori che, indipendentemente dalle dimensioni della propria azienda, optano per un sistema equilibrato di manodopera aziendale e di servizi esterni in base ai principi di convenienza economica e di razionalizzazione delle spese». È questo un segnale importante, lanciato da Marco Speziali (presidente di Confai Mantova, nella foto) in occasione dell’assemblea della confederazione mantovana che ha compiuto ottanta anni.

Cresce la collaborazione tra imprese agromeccaniche

«Da qualche tempo – ha aggiunto Speziali – aumenta anche il numero di contoterzisti che a loro volta utilizzano i servizi di altri colleghi agromeccanici specializzati in determinati ambiti, e questo è un altro segno innovativo di grande importanza».

Rapporti con le filiere e pianificazione della produzione

Come Confai, Speziali ripropone «accordi di filiera per una sempre più stretta collaborazione con tutti gli attori del sistema agrolimentare, con accordi globali di coltivazione tra imprese agricole e agromeccaniche che tanto successo hanno in Francia e negli Stati Uniti ma che da noi stentano ancora a realizzarsi in maniera diffusa». La formula è quella di pianificare in anticipo e per più anni le esigenze del servizio agromeccanico, sia per gli aspetti agronomici sia per le lavorazioni, in modo da realizzare una razionalizzazione delle attività e un risparmio sui costi.

Un altro punto riguarda la capacità degli agromeccanici di lavorare in rete, puntando su forme di integrazione multifunzionale radicate sul territorio che inneschino nuova competitività. «Gli agromeccanici sono pronti per svolgere anche nuovi compiti nei diversi territori – ha detto a questo proposito Speziali – ma occorre sistemare alcune cose a livello legislativo».

Il Mipaaf deve sistemare un’ingiustizia che dura da anni

Speziali ha infatti sottolineato con forza una grave ingiustizia: «La legge ha sancito che l’attività agromeccanica è attività agricola, ma non ha risolto alcune incongruenze di fondo quali il persistente inquadramento dell’imprenditore agromeccanico nel comparto degli artigiani, nonostante i dipendenti delle aziende agromeccaniche siano inquadrati previdenzialmente nel settore agricolo. Questa incongruenza genera l’impossibilità per gli agromeccanici di accedere ai sostegni previsti dai PSR regionali, che è un fatto inspiegabile, dal momento che spendiamo montagne di euro per l’innovazione che non è fine a se stessa, ma è rivolta al progresso del mondo agricolo anche sul fronte della sostenibilità ambientale».

Decine di incontri a livello ministeriale e politico fatti in tanti anni non hanno ancora portato a nulla e questo certamente non giova all’immagine di visione strategica che il Mipaaf dovrebbe avere nei confronti del nostro comparto agricolo.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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