Roberto Bartolini14 Giugno 20234min14300

Agromeccanici: 400 milioni per l’innovazione, ma occorre l’agronomo

contoterzisti

Il governo forse ha capito che la sostenibilità in agricoltura passa anche attraverso l’innovazione della meccanizzazione e con questo obiettivo ha stanziato nel Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) 400 milioni di euro, ai quali si aggiungono altri 225 milioni di euro che saranno gestiti da Ismea, come fondo per l’innovazione in agricoltura.

Anche gli agromeccanici contoterzisti potranno beneficiare di questo plafond e ciò è fondamentale perché, come ha detto Amedeo Reyneri dell’Università di Torino in occasione dell’assemblea nazionale di Cai-Agromec, «occorre superare l’idea dell’azienda agricola medio-piccola come unità autonoma, poiché essa non ha le armi per rispondere alle nuove sfide molto complesse che ci attendono. Dobbiamo passare a un sistema di rete di imprese, dove le funzioni operative siano integrate con le aziende agromeccaniche, per le quali si apre un futuro brillante».

Cosa significa cambiare strategia

L’Europa e i consumatori ci chiedono di cambiare strategia nella conduzione delle aziende agricole, che significa puntare sull’efficienza produttiva, sul passaggio dalle rotazioni ai secondi raccolti, su lavorazioni più efficienti del suolo, sulla concimazione a rateo variabile, sull’agricoltura di precisione per gli agrofarmaci, sull’efficienza nell’uso della risorsa idrica. È chiaro che tutto questo vuol dire investire nelle nuove tecnologie meccaniche e informatiche, perciò occorrono certamente i capitali che la piccola azienda agricola non ha, ma anche grande professionalità e nuove competenze.

Ecco perché il ruolo dei contoterzisti diventa determinante se vogliamo imprimere una svolta al nostro modo di produrre. Ma sostenere gli investimenti con i contributi non basta, perché una volta acquistata l’attrezzatura e la tecnologia, bisogna poi saperla utilizzare al meglio in campo. Ed è qui il punto dolente sul quale occorrerebbero maggiori sforzi da parte di tutti.

Oggi non si tratta più solo di saper mettere bene in campo un attrezzo (e già questo richiede molte più competenze di un tempo!), bensì ogni operazione colturale va inquadrata in un “Progetto agronomico globale” che coinvolge gli avvicendamenti delle colture, l’uso delle cover crops, la semina dei secondi raccolti, la gestione agronomica dei digestati e degli effluenti zootecnici, la tracciabilità di tutto quello che si fa in campo sino all’agricoltura di precisione. Vi rendete conto di quante cose si deve occupare un contoterzista, se vuole davvero diventare protagonista del rinnovamento culturale che occorre alle nostre campagne? Quanti contoterzisti oggi sono davvero preparati sotto il profilo agronomico e informatico per dirsi pronti a far parte da protagonisti del futuro della nostra agricoltura?

Un agronomo per ogni impresa contoterzista

Quindi, bene i finanziamenti per l’acquisto di innovazione, ma non sarebbe il caso di destinare altri e forse più cospicui aiuti per sostenere, almeno in parte e per un periodo di pochi anni, le spese da sostenere per assumere un agronomo, che oggi non dovrebbe mai mancare nell’impresa agromeccanica? In questo modo potremmo finalmente valorizzare, con un’attività in campo, il ruolo dei nostri agronomi che oggi sono troppo impegnati in attività eminentemente burocratiche.

Il contoterzista non può fare di tutto. A ciascuno le sue competenze, e solo così si può davvero sperare in un radicale rinnovamento del modo di produrre, che avrebbe ricadute molto significative sulla sostenibilità economica delle aziende agricole.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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