Banche e agricoltori, un rapporto difficile: è tutta colpa del “PD”

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Sgomberiamo subito il campo dagli equivoci: “PD” nel nostro titolo vuol dire “Probabilità di Default”, cioè di fallimento per colui che ha un debito con un istituto di credito. Detto questo, riteniamo che sia interessante analizzare perché le banche in generale, da qualche anno a questa parte, mostrano molta diffidenza nei confronti degli agricoltori.

Un dato numerico che valuta l’affidabilità

La recente crisi finanziaria e il regolamento Basilea 2 hanno fatto sempre più stringere alle banche i cordoni della borsa, e così per concedere un credito è diventato determinante il dato numerico chiamato PD (Probabilità di Default). Questo dato esprime in percentuale la probabilità che un’azienda fallisca e viene calcolato con un algoritmo frutto di anni e anni di rilevazioni su casi concreti e approvato dalla Banca d’Italia. Dunque il PD fa dare alla banca un voto al creditore che ha di fronte e quindi influisce sul concedere o meno il prestito, quale tasso e per quanto tempo.

Con quali logiche viene calcolato il PD

Ma quali sono le logiche che stanno dietro il PD? Il primo documento che viene analizzato dalle banche è il bilancio ufficiale depositato presso la Camera di commercio e valido anche si fini fiscali. E qui casca l’asino, perché la maggior parte delle aziende agricole non è tenuta a presentare un bilancio e anche se l’agricoltore annota entrate e uscite, difficilmente li deposita in sede ufficiale come viene richiesto dalla banca.

Un altro elemento importante è “l’andamentale”, cioè la quantità e la qualità dei movimenti registrati sul conto corrente. Un rallentamento dell’andamentale può indicare una crisi di liquidità e, come ha sottolineato di recente Mauro Bambagioni su Terra e Vita, sappiamo che l’azienda agricola ha una produzione stagionalizzata molto variabile per qualità e prezzo, quindi gli incassi sono molto diversi da un anno all’altro e per di più concentrati in periodi ristretti e poco definiti. Dunque l’andamentale dell’agricoltore ha una movimentazione scarsa e disforme, andando a peggiorare il dato PD.

Infine, anche la dichiarazione dei redditi non aiuta, perché riporta cifre basse rapportate al reddito dominicale e catastale.

Cosa può fare l’agricoltore per essere più credibile

Allora cosa può fare un agricoltore per riuscire a parlare con la stessa lingua della banca? Ecco sei consigli:

  1. Evitare finanziamenti, rate scadute e non pagate, fidi utilizzati oltre il consentito.
  2. Sincronizzare le scadenze dei finanziamenti con i momenti di incasso programmabili, lasciando un certo lasso di tempo tra incasso e pagamento da effettuare.
  3. Fornire alla banca il maggior numero di dati documentabili, quindi fare un vero e proprio bilancio da depositare presso la Camera di commercio. In alternativa fornire il fascicolo aziendale, i contratti di vendita dei prodotti, le fatture, eccetera.
  4. Fornire i contributi Pac e Psr attesi.
  5. Utilizzare sempre il conto corrente attraverso bancomat, carte di credito o bonifici per ogni pagamento e riscossione.
  6. Non usare il fido di cassa, se non per esigenze di pochi giorni: un fido utilizzato ma non movimentato adeguatamente è un segnale che incide negativamente sul valore del PD.

Sono solo alcuni consigli frutto di esperienze dirette positive nei rapporti tra agricoltori e banche. Comunque, più l’agricoltore gestisce la sua azienda sia per la parte operativa sia per la parte contabile con criteri da “industria”, più avrà chiare le idee sulle cose che può migliorare o modificare e potrà contare su un rapporto più facile con chi può fornirgli il credito.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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