I miliardari che fanno la guerra agli allevamenti zootecnici

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Una parte delle immense fortune economiche conquistate con i prodigi elettronici della Silicon Valley stanno finanziando eserciti di ricercatori e sofisticate tecnologie dedicate alla produzione di alimenti sintetici alternativi a quelli naturali, come latte e carne, che consumiamo da quando c’è l’uomo sulla Terra.

Il latte artificiale di Bill Gates

È il caso del latte artificiale SinBio venduto dalla società Bored Cow, che utilizza una “falsa” proteina che riproduce quella del siero di latte, chiamata “ProFerm”. Tale proteina viene prodotta da una società di biotecnologia finanziata da Bill Gates, la Perfect Day, che utilizza microflora geneticamente modificata per produrre la proteina sintetica.

Il miliardario Gates si è messo in testa di salvare il pianeta cancellando gran parte degli allevamenti zootecnici per limitare le emissioni e diminuire l’impatto delle coltivazioni che fanno parte della razione alimentare dei bovini. Tuttavia John Fagan, ceo di HRI Health Research Institute Usa, un ente scientifico specializzato in genetica molecolare, sostiene che il latte SinBio non è stato sottoposto a test di sicurezza da parte della Food and Drug Administration americana. Secondo quanto riportato dal portale Ri-Esistenza, Fagan dice anche che le 92 molecole sconosciute che abbiamo trovato nel latte SinBio (solo otto componenti sono identificabili) non sono state mai studiate e non sappiamo se siano sicure o pericolose, se siano innocue o tossiche. È evidente – osserva Fagan – che anche un campione di grano conterrà molti composti che sono sconosciuti alla scienza, ma la differenza con il latte SinBio è che mangiamo grano da millenni e sappiamo che è un prodotto sicuro.

Confrontando il SinBio con il latte di mucca, Fagan ha verificato dalle sue analisi che il primo è privo di ben 69 composti naturali presenti nella latte naturale, oltre al fatto che SinBio è privo di molti importanti micronutrienti come l’acido grasso omega 3, la vitamina E e alcune vitamine del gruppo B. In sostanza il SinBio non è un prodotto “green” come ci vogliono far credere.

La società Perfect Day sostiene che il suo processo produttivo genera fino al 97% in meno di emissioni di carbonio e utilizza il 99% in meno di acqua rispetto a un allevamento tradizionale da latte. Ma Fagan non è d’accordo e osserva che il principale input per la fermentazione è lo zucchero e che stanno utilizzando sciroppo di mais con alto contenuto di fruttosio, il quale genera certamente più carbonio di quello che dicono di sequestrare.

Di Caprio finanzia la carne coltivata

Un altro miliardario che ha fatto la sua fortuna con il cinema, Leonardo Di Caprio, ha invece investito in Mosa Meat e Aleph Farms, due società nate per promuovere lo sviluppo della carne bovina coltivata sostenibile. Entrambe le aziende hanno dimostrato la capacità di produrre la carne di manzo direttamente dalle cellule animali, con la presentazione del primo hamburger coltivato da Mosa Meat nel 2013 e la prima bistecca rib-eye coltivata da Aleph Farms nel 2018.

Ecco come la Mosa Meat del prode Di Caprio pubblicizza la sua carne coltivata: «Per fare decine di migliaia di hamburger, tutto ciò di cui abbiamo bisogno da una mucca è un piccolo campione di cellule. Non è necessaria alcuna macellazione e sono necessarie molte meno vacche. Questo processo significa anche che non dobbiamo portare via l’habitat di altri animali: con meno mucche, abbiamo bisogno di molto meno spazio. Per preparare il nostro hamburger, non abbiamo bisogno di attingere tanta acqua dai fiumi; abbattere le foreste pluviali per creare pascoli e mangimi per gli animali; utilizzare quanta più energia; o lavorare con sostanze chimiche che possono defluire nei nostri oceani».

Le aziende che si stanno lanciando sul mercato

Sul mercato della carne coltivata si stanno lanciando le aziende dei paesi a più alto tasso di innovazione: Stati Uniti, Israele e Corea del Sud. Ma sono scesi in campo anche la Cina e il Sudafrica. Ecco un elenco di alcune startup e società innovative che stanno già producendo carne coltivata:

  • Animal Alternative Technologies. È una startup b2b, nata all’Università di Cambridge, che vuole fornire sistemi di produzione di carne coltivata scalabili e completi per affrontare le sfide globali della sostenibilità.
  • Edge Foods. Startup di New York, lavora alla creazione di nuove biotecnologie per produrre carne sintetica.
  • Mzansi Meat. È una startup del Sudafrica, la prima del continente africano che si occupa di carne coltivata. Sviluppa in particolare carne di manzo sintetica.
  • ProFuse Technology. La tecnologia di questa società israeliana vuole rivoluzionare la produzione di carne coltivata riducendo i costi di produzione fino al 40% in meno.
  • Steakholder Foods. È un’azienda alimentare deep-tech costituita in Israele, che sviluppa carni coltivate complesse utilizzando tecnologie avanzate di stampa 3D. In pratica consente di stampare nella forma di una vera bistecca (o un altro pezzo di carne) la carne coltivata in laboratorio.
  • TissenBioFarm. Azienda di tecnologia alimentare della Corea del Sud in grado di produrre in serie carne coltivata con consistenza e marmorizzazione reali.
  • Upside Foods. Pioniera del settore, è un’azienda di tecnologia alimentare con sede a Berkeley, in California, impegnata a sviluppare carne coltivata sostenibile. L’azienda è stata fondata nel 2015 da Uma Valeti, cardiologo e professore all’Università del Minnesota, Nicholas Genovese e Will Clem.
  • Jimi Bio. Società di ricerca e sviluppo di carne coltivata in cellule, nata in Cina.

L’Europa continua a discutere sulle TEA

Non c’è dubbio che i grandi capitali del mondo si sono messi in moto e sarà difficile fermarli. Al momento in Europa si fa opposizione a questi alimenti artificiali, ma c’è da domandarsi quanto durerà l’embargo. Nel frattempo, però, l’Unione europea non sta facendo nulla per accelerare l’uso della genetica di nuova generazione (TEA, tecniche di evoluzione assistita differenti dagli OGM) che permetterebbe agli agricoltori di coltivare piante più resistenti ai parassiti, meno esigenti in concimi e meno suscettibili alla siccità, con performance produttive più elevate e con un minore impatto ambientale. Insomma, mentre la burocrazia europea continua a perdere tempo in mille discussioni inutili, nel resto del mondo si fanno i fatti e si creano nuovi business a scapito della buona e sana dieta.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


Un commento

  • alberto gemmi

    3 Gennaio 2024 at 11:22 am

    Certo che stando ai “cambiiamenti” ed alle “iniziative” di questi ultimi 15 anni del 2000 e con tutto quello che l’intelligenza artificiale applicata su larga scala porterà, nei prossimi dieci/quindici anni, il mondo sarà profondamente diverso. L’accelerazione che l’innovazione subisce oggi ogni anno, è aumentata vertiginosamente rispetto al passato. Sarà meglio??? Diminuira’ la fame nel mondo, anche l’indigenza, forse ci sarà più democrazia, ma come sarà la qualità della vita? Sarebbe bene rifletterci su: governi, politica, scuola, cultura, ricerca, informazione, popolo tutto.

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