Roberto Bartolini29 Giugno 20203min9720

La nuova pasta Barilla fatta con 100% di grano duro italiano

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Oltre 8mila aziende agricole in 13 regioni italiane, su una superficie di oltre 80mila ettari: ecco il risultato del nuovo impegno di Barilla nei confronti del grano duro italiano, che ha portato di recente sugli scaffali della GDO le nuove confezioni di pasta di colore celeste, dove viene indicato in maniera molto chiara l’utilizzo del 100% di grano duro di origine italiana.

800 mila tonnellate di grano duro italiano

Il progetto made in Italy lanciato quest’anno, ma sul quale l’industria di Parma lavora da oltre trent’anni, punta a valorizzare la filiera produttiva del nostro paese e nel 2020 porterà a utilizzare circa 120mila tonnellate in più di grano duro italiano, per un volume complessivo che supera le 800 mila tonnellate.

Non c’è dubbio che si tratti di una buona notizia per i nostri agricoltori, anche se non tutti sono ancora convinti della validità dei contratti di coltivazione stipulati con le industrie e con i centri di raccolta, che hanno così l’opportunità non solo di avere certezza di collocamento del raccolto ma anche di migliorare le performance tecnico-agronomicge della propria azienda.

Sementi di qualità, tecnologia e digitale

Barilla collabora con Produttori Sementi Bologna, il centro di ricerca per lo sviluppo e la selezione del grano assieme al quale ha introdotto otto varietà caratterizzate da alta qualità e produttività ottimale. Barilla inoltre supporta i coltivatori offrendo tecnologia e digitalizzazione: in collaborazione con il Cnr ha reso disponibili rilevazioni satellitari sullo stato delle coltivazione e in cooperazione con Horta, uno spin off dell’Università Cattolica, ha sviluppato un sistema decisionale che consente agli agricoltori di ottimizzare le attività colturali nelle sue diverse fasi. I risultati raggiunti grazie a queste tecnologie parlano di una riduzione del 12% delle emissioni di CO2 e del 10% dei costi di produzione, unitamente a un aumento del 30% dei ricavi delle aziende agricole.

La rotazione delle colture al centro del progetto

Altro punto molto importante dal punto di vista agronomico ed economico è l’obbligo, da parte degli agricoltori che collaborano al progetto di Barilla, di effettuare la rotazione delle colture con la presenza alternata delle leguminose ai cereali, punto chiave per limitare l’uso della chimica e per salvaguardare la fertilità del terreno.

Riteniamo dunque molto importante questo nuovo impegno di un colosso come Barilla a favore delle nostre produzioni e c’è da augurarsi che sempre più agricoltori orientino la propria strategia aziendale nell’ottica di filiera.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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