I vincoli della Pac: semplificare le scelte nazionali

trattori colosseo

Siamo d’accordo che la Pac attuale vada profondamente riformata e semplificata, rimettendo al centro l’agricoltore-produttore di materie prime necessarie per vivere. Le contestazioni di queste ultime settimane, con i trattori in strada un po’ in tutta Europa, hanno avuto come bersaglio principale l’Unione europea, ma dobbiamo chiarire bene alcuni aspetti che forse sfuggono ai più, cercando di riequilibrare le responsabilità.

Nel corso di un recente incontro promosso dalla Confederazione Italiana Agricoltori di Ferrara, l’economista agrario Angelo Frascarelli ha evidenziato un aspetto molto importante: «È la prima volta, da quando c’è la Pac, che l’Ue si è limitata a indicare obiettivi generali di intervento, lasciando poi tutte le decisioni operative e la loro implementazione agli Stati membri, che così hanno avuto campo libero per definire le misure e la distribuzione delle risorse, in base ai loro bisogni specifici».

Angelo Frascarelli nel corso del suo intervento all’incontro di CIA Ferrara. Al tavolo, da sinistra, Sandro Battini di Kverneland Group Italia, Gabriele Gasbarrini di RV Venturoli e Stefano Francia, presidente CIA Emilia-Romagna.

Allora, in Italia, come è stata scritta l’ultima Pac? Nel nostro paese abbiamo in vigore sino al 2027 il “Piano strategico nazionale Pac“, che consta di ben 3654 pagine, scaturito da un processo legislativo rappresentato dall’immagine seguente.

La nostra politica agricola, di fatto, viene definita dalle Regioni nell’ambito della Conferenza Stato-Regioni, con il Ministero che fa da arbitro e con la partecipazione degli stakeholders, la parola inglese che sta per “soggetti interessati al problema” e che in questo caso sono le organizzazioni professionali agricole, il mondo cooperativo, eccetera. Quindi le giuste critiche che vengono mosse dagli agricoltori, in particolare ai vincoli imposti dalla condizionalità rafforzata (per esempio l’obbligo di rotazione delle colture, lasciare il 4% di terreni a riposo, non lavorare il terreno per alcuni mesi dell’anno, non utilizzare agrofarmaci su alcune colture, abbassare ogni anno l’uso di antibiotici negli allevamenti e così via) vanno rivolte a Roma e non a Bruxelles.

Le scandalose dimenticanze sul secondo pilastro

Non dimentichiamo poi che nell’ambito del secondo pilastro della Pac, quello dello sviluppo rurale, tantissime misure per sostenere gli agricoltori, con contributi a ettaro per implementare tecniche di lavorazione ridotta dei suoli, semina di cover crops, riduzione dell’impatto degli agrofarmaci, uso sostenibile dei fertilizzanti e dell’acqua, riduzione delle emissioni e agricoltura di precisione, sono state attivate solo da pochissime Regioni e con budget irrisori. E si tratta proprio delle misure che andrebbero nella direzione di limitare l’uso e i costi dei mezzi di produzione e di rispondere a quel rispetto ambientale che a gran voce tutti chiedono agli agricoltori. Se non è miopia questa, dovuta proprio alla babele e all’incompetenza che alberga nella Conferenza Stato-Regioni!

Quindi l’amara conclusione è che ci siamo fatti del male con le nostre mani. Ma è anche difficile trovare il colpevole delle scelte scellerate, perché il meccanismo legislativo italiano è così farraginoso e articolato, che lo scaricabarile è assicurato.

Si può cambiare la Pac?

«In Europa in margini di manovra sono molto limitati, sia per le imminenti elezioni, sia perché dal 2025 è già tempo di pensare alla Pac 2028-2034», ha detto Frascarelli. «Ma in Italia, cioè a Roma, gli aggiustamenti alle BCAA e agli eco-schemi sono possibili, a patto che ci sia la volontà politica e una comunione di intenti e obiettivi».

In effetti, proprio mentre Frascarelli pronunciava queste parole, a Roma si teneva la riunione del primo tavolo tecnico al Ministero dell’agricoltura con la partecipazione delle delegazioni degli agricoltori di nord, centro, sud e isole e di alcuni tecnici, per un totale di 16 persone al cospetto dell’onorevole Giacomo La Pietra. Questi i punti principali evidenziati per la discussione:

  1. Eco-schemi da riscrivere.
  2. Criteri sanzionatori della Pac da rivedere.
  3. Redditi e costi di produzione da riposizionare.
  4. Pagamenti accoppiati per le colture azotofissatrici.
  5. Rivedere la direttiva nitrati.
  6. Incentivare accordi di filiera “seri” con la GDO, dando più risorse e potere contrattuale agli agricoltori.
  7. Vigneti: eliminare la scadenza di due anni per i reimpianti.
  8. Vietare l’ingresso in Italia di derrate trattate con prodotti non ammessi in Italia e che non rispettano standard produttivi e qualitativi italiani.
  9. Riattivazione del tavolo C.U.N (pastai, molini, enti cerealicoli).
  10. Regime de minimis da elevare a 50.000 euro.
  11. Semplificazione della burocrazia: confronto diretto con gli enti, controlli più semplici, meno iter burocratici e documentazione semplificata.
  12. Pagamenti Pac più veloci.
  13. Modificare il sistema assicurativo.

Qui sopra pubblichiamo il nuovo simbolo che dovrebbe sancire l’unità di intenti tra gli agricoltori che hanno portato avanti le proteste. Lo slogan scritto al di sotto dell’immagine lascia ben sperare. Chissà se faranno il miracolo di contrastare, disattivandole, le marcate divergenze tra le Regioni e le divisioni insanabili tra le organizzazioni professionali agricole che hanno generato la Pac italiana 2023-2027 e tante altre cose che non vanno. È tutto sbagliato, è tutto da rifare, diceva il grande Gino Bartali!

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


Un commento

  • Angelo Minguzzi

    26 Febbraio 2024 at 4:03 pm

    Gradirei conoscere la distinzione tra le parole di Frascarelli e quelle di Bartolini.
    Grazie,
    Angelo Minguzzi

    Rispondi

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