Nuove sementi NBT, da mostri a salvatori della patria
Se vogliamo continuare a dare da mangiare ai nostri allevamenti e avere cibo garantito anche per noi umani, sarà bene una volta per tutte toglierci quella benda dagli occhi che per decenni ci ha precluso l’utilizzo in campo di sementi OGM e oggi delle NBT (New breeding techniques), le tecnologie di miglioramento genetico di ultima generazione.
In Italia e in Europa siamo anche tutti molto ipocriti, perché abbiamo sempre fatto finta di non sapere che la maggior parte della soia che entra nel nostro continente e che vene utilizzata nei mangimi è OGM. Quindi è da decenni che anche le nostre eccellenze agroalimentari che tutto il mondo ci invidia, in un modo o nell’altro hanno avuto a che fare con i tanti bistrattati OGM. E adesso, a causa della guerra scoppiata al centro dell’Europa, saremo costretti a importare anche il mais dalle Americhe; perciò come faremo, dal momento che laggiù è tutto OGM o quasi? Faremo come abbiamo fatto con la soia: chiudiamo tutti e due gli occhi e vanti coi carri, altrimenti non si mangia.
Liberalizzare i nuovi ritrovati genetici
Ma dobbiamo fare ancora un passo in avanti e cioè combattere per la liberalizzazione delle nuove sementi NBT, cominciando a rimuovere gli assurdi veti legislativi europei che ancora li accomunano agli OGM, quando OGM non sono affatto.
Basta con le chiacchiere: in un mese, da quando è scoppiata la guerra in Ucraina, il mondo non è più lo stesso e non lo sarà più per sempre. La globalizzazione estrema che ha coinvolto le nostre materie prime (grano, mais, soia, girasole, orzo, eccetera) deve considerarsi un errore epocale e bisogna correre ai ripari. Non possiamo più affidare ad altri la maggior parte del nostro approvvigionamento di materie prime strategiche e vitali. Quindi dobbiamo produrre di più e dato che la terra buona in Italia non è poi così tanta, occorre utilizzare al meglio tutto ciò che la scienza ci mette a disposizione su un piatto d’argento, come per esempio le sementi NBT.
Tecniche semplici, veloci e poco costose
Le due tecniche NBT esistenti, la cisgenesi e il genome editing, sono semplici, veloci e poco costose, quindi sono accessibili anche a piccole aziende sementiere e di istituti di ricerca che in Italia non mancano di certo. Ma i costi di produzione e di sperimentazione richiesti dall’attuale normativa UE restano enormi, perché questi nuovi prodotti sono ancora equiparati agli OGM: l’impegno economico richiesto va da 30 a 60 milioni di euro.
La differenza tra OGM e NBT
Qual è la differenza tra OGM e NBT? Negli OGM i geni inseriti nella pianta sono batterici, mentre con gli NBT si modificano in maniera chirurgica le singole basi del dna, portando caratteri nuovi ma all’interno della stessa specie o da una specie con cui è incrociabile. Insomma, si inducono modificazioni del tutto simili a quelle che si sono sempre ottenute dai tradizionali incroci con varietà della stessa specie che si ritenevano migliori.
I vantaggi degli NBT
Ma perché dobbiamo puntare sulle sementi NBT? Come confermano gli agricoltori americani e canadesi che utilizzano da anni queste nuove sementi di mais, soia, pomodori, colza eccetera, le piante sono molto meno suscettibili agli stress e agli attacchi parassitari, manifestando maggiore resistenza alla siccità e quindi minori richieste di acqua irrigua e anche di fertilizzanti. Inoltre la granella si presenta alla raccolta molto più sana e le produzioni unitarie sono superiori rispetto a quelle che si ottengono dalle sementi tradizionali.
Ci sembra ci siano abbastanza motivazioni più che plausibili per spalancare le porte a questi ritrovati genetici, che consentirebbero anche di diminuire di colpo l’uso della chimica in agricoltura. Auguriamoci che la politica rimuova veti e pregiudizi per guardare con più fiducia alla scienza.