OGM, prevale il sonno della ragione: via libera solo alle prove in laboratorio

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[blockquote style=”2″]Da decenni i nostri buonissimi formaggi Doc sono fatti grazie alla piante OGM coltivate in paesi evidentemente più liberi. Entrano in Italia da ogni rotta: ma ai nostri imprenditori è negata la libertà di coltivarle sulle loro terre, sebbene giudicate sicure per l’ambiente. Le coltivano all’estero, per noi, imprenditori stranieri. Da sempre l’Italia è OGM free: cosa ci abbiamo guadagnato dopo 15 anni di “no” alla ricerca pubblica sugli OGM? Noi cittadini nulla.[/blockquote]

Così scriveva su Repubblica di qualche giorno fa Elena Cattaneo, docente all’Università Statale di Milano e senatrice a vita.

Lo scorso 3 dicembre il ministro dell’agricoltura Maurizio Martina in Senato ha subordinato ogni impegno sugli OGM alla condizione che le ricerche siano svolte in laboratorio. In altre parole, dice Cattaneo, si potrà fare ciò che già si fa: una improduttiva ricerca con piante che crescono in serra, mentre fuori le nostre tipiche piante si estinguono.

Il noto viticoltore del barbaresco Angelo Gaja in un altro articolo lanciava un messaggio molto preciso: se non si migliorano le viti geneticamente, saremo costretti a usare sempre più fungicidi e sempre più ossido di rame, che è altamente tossico per noi, per la fauna dei suoli e per la salute delle piante. Con innesti di geni provenienti da viti selvatiche, si può ridurre del 90% quei trenta trattamenti annui con metalli pesanti, come il rame, sui grappoli delle nostre uve.

Ma le innovazioni genetiche hanno un senso solo se possono essere valutate in accurate sperimentazioni in campo aperto condotte allo stesso modo e con la stessa sicurezza che vigono in Francia, Germania, Spagna o Gran Bretagna.

Eppure il ministro Martina, sottolinea Cattaneo, al no sulle prove in campo degli OGM oppone la proposta di creare corsi universitari specifici sull’agricoltura biodinamica.

Nel settembre scorso la Germania ha annunciato la sperimentazione in pieno campo di cinque piante OGM. Con la genetica si abbattono i trattamenti con agrofarmaci e si tutela la varietà delle nostre piante anche per il futuro. Dunque, conclude la Cattaneo, “mi colpisce questo sonno della ragione”.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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