Agricoltori, non abbiate paura di una Pac sempre più verde

Il 50% del budget della prossima Pac, che prenderà avvio il 1° gennaio 2023, verrà destinato agli eco-schemi (20% del budget del primo pilastro) e alle misure agro-ambientali (30% del budget del secondo pilastro). Questa è la decisione finale del Parlamento e del Consiglio dei ministri europei, della quale i nostri governanti dovranno tener conto nel disegnare la nuova Pac.
Molti agricoltori si dicono contrariati e persino coloro che hanno già imboccato la strada delle lavorazioni conservative, del fotovoltaico, del biogas-biometano, delle cover crops, della digitalizzazione, dei sistemi virtuosi nell’uso dell’acqua irrigua, si dicono preoccupati del fatto che la politica poi non terrà conto dei loro sforzi e dei loro investimenti.
Perché è obbligatorio per tutti voltare pagina
Tranquilli, possiamo dire senza tema di smentita che il vento è cambiato, finalmente! Tutto nasce dalle scelte del cittadino-consumatore, che è sempre più orientato ad acquisti di alimenti e di prodotti (badate bene… di tutti i generi) che riflettano sostenibilità ambientale, attenzione massima alla salute e agli ecosistemi. Dunque è il mercato oggi a non essere più quello di ieri, e le prime a essersene accorte, come sempre, sono le industrie: ormai non c’è giorno che non mettano la sostenibilità e il digitale al centro del loro lavoro e della loro comunicazione.
Su questo cambiamento epocale devono concentrarsi gli agricoltori italiani, che non possono pensare di starsene fuori dai giochi a difendere, non si sa per quale ragione, un modello di agricoltura che non può più stare sul mercato.
5 buoni motivi per stare al gioco
Se l’Europa ha deciso di spingere sempre di più sui valori ambientali dell’agricoltura per rispondere a una precisa richiesta dei cittadini, l’agricoltore ha il dovere di abbracciare questo nuovo corso per diverse ragioni.
Primo: perché ne trae un vantaggio immediato in termini di minori sprechi di mezzi tecnici, di un aumento progressivo della fertilità dei suoi terreni e della qualità complessiva dei prodotti che escono dal suo campo.
Secondo: perché può garantirsi uno sbocco di mercato a prezzi più soddisfacenti, con certezza di collocare ciò che produce.
Terzo: perché può intercettare i sussidi previsti dalla Pac e dai Psr, che hanno una notevole incidenza positiva sul conto economico finale.
Quarto: perché è un dovere del produttore agricolo utilizzare tutte le innovazioni disponibili per limitare l’impatto del proprio lavoro a cielo aperto.
Quinto: perché una Pac più verde e più eco-sostenibile è l’unica difendibile e che può aspirare ad aumentare le risorse pubbliche a essa dedicate. Vi sembra poco tutto questo?