Agricoltura: con il traffico controllato si riduce il compattamento, aumenta la portanza del suolo e non si perdono quintali

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Il terreno è il bene più prezioso che ha l’agricoltore, quindi è bene non solo preservarlo, ma anche aumentarne la fertilità chimica e fisica. Che vuol dire prima di tutto evitare qualsiasi forma di compattamento, che è il nemico numero uno della produttività delle piante.

A questo proposito, da tanti anni si parla di traffico controllato, ma nessuno aveva mai pensato di studiare a fondo il sistema. Oggi finalmente lo ha fatto l’Università di Padova, grazie al gruppo di lavoro guidato da Luigi Sartori, un professore che da sempre “pesta terra” e porta avanti sperimentazioni e prove che hanno una finalità pratica, quindi sono utili per l’agricoltore.

Il traffico controllato nella pratica di campo

Traffico controllato vuol dire che la superficie del terreno destinata alle colture e le linee lungo le quali transitano le ruote del trattore o delle macchine da raccolta, sono sempre separate. Così facendo, la compattazione del terreno provocata dai passaggi dei pnenumatici riguarda sempre e solo una parte di suolo dove non si coltiva nulla.

Come attrezzarsi per il traffico controllato

Le trattrici aziendali impiegate nella gestione del traffico controllato presentano un interasse di 3 metri, che si ottiene mediante l’applicazione di distanziali, e la maggior parte delle operatrici accoppiate al trattore, di tipo portato, vengono montate su un carrello portattrezzi per ridurre i carichi dinamici che gravano sull’assale posteriore allargato del trattore.

Primi risultati molto positivi

I primi risultati della sperimentazione effettuata in Veneto in pieno campo, pubblicati sull’Informatore Agrario, mostrano che:

  1. Le superfici a traffico controllato presentano un livello medio di compattamento del terreno nettamente inferiore alle superfici gestite in maniera tradizionale. E questo riguarda soprattutto i primi 20-25 cm interessati dalle radici delle piante.
  2. Nonostante in un sistema di gestione a traffico controllato vi sia una maggiore quota di tare improduttive, pari a circa il 12% della superficie totale a coltura, la produzione è maggiore dell’11% rispetto alle superfici gestite in maniera tradizionale, con punte del 18% nei terreni più tenaci.

La prova pratica di campo continuerà anche nei prossimi anni, ma questi primi risultati sono certamente indicativi dell’influenza che ha la compattazione del suolo sulla produttività delle colture estensive quali mais, barbabietola e grano. Anche in questo caso occorre dunque fare un piccolo investimento per adattare le macchine al nuovo sistema di lavoro, ma i risultati produttivi che si prospettano possono far rientrare dalla spesa in breve tempo.

Un altro aspetto importante è utilizzare i sistemi GPS dell’agricoltura di precisione per ritornare sempre esattamente sulle stesse corsie tutte le volte che si effettuano in tempi diversi le operazioni colturali.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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