Agricoltura, meno chimica e più biologico? Forse, e con tempi più lunghi

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La strategia “Farm to Fork” (tradotto: “dalla terra alla tavola”), il manifesto verde di transizione ecologica lanciato dall’Unione europea per limitare fortemente l’utilizzo della chimica in agricoltura e aumentare la diffusione della produzione biologica, sta raccogliendo critiche molto severe, ma giustificate da attendibili studi e simulazioni provenienti da varie parti del mondo.

Come si vede dall’immagine sui sopra, l’aumento del 25% della superficie a biologico provocherebbe una contrazione significativa sulla produzione di cereali in Italia, aggravata da ulteriori e più pesanti diminuzioni causate dal taglio all’utilizzo di fertilizzanti e fitosanitari. Dunque se applicassimo oggi la strategia “Farm to Fork”, sostiene Amedeo Reyneri dell’Università di Torino, «andremmo incontro a una diminuzione delle nostre attuali produzioni cerealicole pari al 20-30%».

Ma il minore uso di concimi e fitofarmaci ha ripercussioni negative anche sulla qualità tecnologica e sanitaria dei cereali prodotti e questo aggraverebbe ulteriormente la nostra dipendenza dalle importazioni, che già sono considerevoli.

L’immagine qui sopra riporta i risultati di quattro rapporti di studio che hanno quantificato le conseguenze dovute alla riduzione di concimi e fitofarmaci sulle produzioni di cereali, oleifere, carne e latte in Europa. Come si vede nella terza riga della tabella, le importazioni di cereali aumenterebbero del 39% e diminuirebbero i ricavi e il Pil agricolo; e tali disastri economici sarebbero compensati da una diminuzione solo del 20% delle emissioni di gas serra: troppo poco per fare un bilancio positivo, anche perché quelle emissioni si verificherebbero comunque in altre parti del globo dove si produrrebbero le derrate non prodotte in Europa.

Com’è cambiata la globalizzazione

Dal 2020 a oggi si sono verificati tre eventi storici che hanno cambiato profondamente i mercati.

Il grafico qui sopra mostra l’andamento del prezzo dei cereali nel mondo dal 2018 a oggi. Si parte con prezzi bassi e livellati (2018), che a seguito della pandemia (2020-2021) si impennano per la crisi delle materie prime, poi per la ripresa economica post-covid e infine per la guerra in Ucraina, fino a toccare il massimo nel 2022 per poi scendere leggermente all’inizio del 2023.

Il fenomeno consolidato della globalizzazione rimane ma assume una connotazione diversa, perché da una forma di globalizzazione aperta passiamo al “friend-shoring”, ovvero una globalizzazione “tra amici”: in sostanza, facciamo affari solo con i paesi alleati, con un effetto non indifferente sull’andamento delle quotazioni.

Cosa significa coltivare cereali oggi

La nuova Pac, nel caso di un’azienda maidicola media, comporta nel 2023 un taglio dei pagamenti di circa il 25% (da 365 euro/ha a 282 euro/ha) ma, come si vede a destra dell’immagine qui sotto, l’andamento del prezzo del mais si prevede possa mantenersi su buoni livelli, quindi ben lontano dai 20 euro/ql del periodo 2016-2020.

La tabella in basso a sinistra mostra che a fronte di un aumento del 21% dei costi di coltivazione, il prezzo del mais è aumentato del 60% e bene sono andati anche i prezzi dei frumenti, a parte il biologico, con un risicato +5%, che non compensa le minori rese per ettaro.

Di fronte a questo scenario 2023, con sostegni Pac ridotti ma prezzi alti, all’agricoltore non rimane che spingere al massimo sulla cosiddetta intensificazione sostenibile, che vuol dire produrre il più possibile, razionalizzando l’uso dei mezzi tecnici di produzione. Si può fare per esempio applicando i sistemi dell’agricoltura di precisione (distribuzione a rateo variabile di seme, concimi, diserbi) le tecniche di lavorazione ridotta dei terreni, l’uso agronomico di liquami e digestati e le tecniche di irrigazione meno dispendiose come la manichetta.

Questo altro grafico mostra l’andamento del reddito lordo (RL) dl mais nei due periodi azzurro (2013-2022) e rosso (2023-2027), ipotizzando un prezzo della granella intorno ai 320 euro/tonnellata. La linea rossa rispetto a quella azzurra aumenta di più la sua inclinazione all’aumentare della produzione, che vuol dire che nel nuovo scenario di prezzi più elevati dei prodotti, all’agricoltore conviene spingere sugli obiettivi produttivi per ottenere un più elevato reddito lordo.

Qual è la strategia vincente?

Per centrare l’obiettivo dell’intensificazione sostenibile, e quindi aumentare il reddito lordo dell’azienda agricola, occorre un approccio agronomico globale nuovo, che viene sintetizzato nello schema seguente.

A sinistra vediamo le componenti agronomiche del sistema sul quale l’agricoltore deve lavorare in un’ottica nuova, prendendole in considerazione tutte insieme. Nella seconda colonna sono indicati gli obiettivi, che corrispondono alle richieste del mercato in termini di qualità alimentare ed ambientale su cui il consumatore non transige. Nella terza colonna vengono indicati i mezzi a disposizione dell’agricoltore: sementi con la massima efficienza produttiva, rotazione allargata con primi e secondi raccolti, lavorazioni conservative e cover crops, utilizzo di liquami, digestati e biostimolanti, distribuzione di nuovi agrofarmaci.

Ma i mercati premiano l’innovazione agronomica richiesta agli agricoltori? Certamente sì, grazie alla richiesta esercitata dalle filiere specializzate che si allargano sempre di più sulla spinta della domanda dei consumatori.

Lo schema soprastante riassume il caso del frumento tenero, dove si osserva come dalle filiere di base si sia passati alle filiere specializzate e poi alle filiere avanzate e dedicate di questi ultimi anni. Dunque è molto ampia la richiesta di prodotti speciali che devono essere forniti dall’agricoltore, con contratti e disciplinari di produzione e premialità, accordate sulla base delle caratteristiche qualitative e sanitarie dei raccolti. Ma in queste filiere, numerose e diversificate, si entra solo se si mette in campo l’innovazione agronomica e tecnologica, che non c’entra nulla con il “Farm to Fork”, almeno nella versione che leggiamo oggi.

N.B. Le immagini sono tratte dalla presentazione di Amedeo Reyneri all’incontro organizzato da AIRES il 17 febbraio 2023 “Dal campo alla tavola”.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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