Agricoltura: nuovi sostegni per mais, frumento, orzo e bovini

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Alcune importanti filiere nazionali (in primis il mais) stanno attraversando una fase critica e così il Ministero dell’agricoltura ha pensato di varare un “Fondo per la sovranità alimentare” con una dotazione complessiva di 110 milioni di euro, di cui 35 già pronti per il 2023. In particolare, sono cinque i sistemi produttivi che si intendono incentivare attraverso il sostegno pubblico: il mais con 10 milioni di euro, le proteine vegetali con 9 milioni, il frumento tenero con 5 milioni, l’orzo con 4 milioni e le carni bovine con 7 milioni.

Per quanto riguarda la tipologia di sostegno concesso, si pensa a contributi a fondo perduto attraverso meccanismi basati su premi a ettaro o a capo di bestiame allevato.

Occorre fare molto di più

Le intenzioni sono buone, ma poi nella pratica non si trasformano nemmeno in un pannicello caldo, perché se per esempio prendiamo il mais, tra le colture più ignorate dalla nuova Pac, dividendo i 10 milioni di euro per i circa 500 mila ettari seminati quest’anno, ci accorgiamo che all’agricoltore arriveranno sì e no 20 euro a ettaro. E ancora peggio è per le altre colture, “sostenute” con meno risorse.

Ma è mai possibile che chi vara questi provvedimenti non faccia i conti con la realtà delle superfici effettivamente coltivate? Che senso ha spendere 110 milioni di euro per scontentare tutti?

Altri due fondi per innovazione e meccanizzazione

Più cospicui sembrano altri due fondi, destinati all’innovazione e alla meccanizzazione, con 550 milioni da spendere entro il 2026 per l’acquisto di veicoli fuoristrada a zero emissioni e quindi alimentati con energia elettrica o a biometano, nonché per l’acquisto di attrezzature per l’agricoltura di precisione e di strumenti orientati al risparmio idrico e al riutilizzo delle acque. Anche su questo sostegno attendiamo i dettagli operativi, nella speranza che il contributo sia un po’ più consistente rispetto a quello per le filiere in crisi.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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