Roberto Bartolini6 Settembre 20214min8100

Banca del carbonio, prendiamo esempio dagli Usa

banca-carbonio

È ormai universalmente riconosciuto che l’attività agricola può contribuire fortemente a limitare le emissioni di CO2 in atmosfera. Infatti il sequestro del carbonio avviene per opera delle piante, ma anche attraverso l’adozione di tecniche di lavorazione diverse dall’aratura (minima lavorazione, strip tiller e sodo) e della semina delle cover crops (colture di copertura) tra una coltura principale e la successiva, per non lasciare i terreni nudi.

Lo scambio dei crediti tra agricoltori e industrie

A più tardi a partire dal 2024, gli agricoltori potranno beneficiare di contributi aggiuntivi per questa opera meritoria a favore dell’ambiente attraverso la vendita dei “crediti di carbonio” ad attività industriali che non riescono a ridurre gli impatti. Si tratta di uno scambio di cui si sta discutendo da tempo, che non può rimanere virtuale ma deve attuarsi con meccanismi trasparenti e gestiti dallo Stato.

Dato che è ormai tempo di decidere come operare in vista della nuova Pac 2023-2027, basterebbe che il nostro Mipaaf copiasse l’amministrazione Biden, che in Usa è già avanti su questo argomento e sta creando una banca gestita dallo Stato che fa da tramite tra chi sequestra carbonio (gli agricoltori) e chi acquista i crediti.

La banca gestita dal Ministero dell’agricoltura

Il meccanismo dell’istituto è semplice: da un lato il Ministero dell’agricoltura misura e certifica il carbonio sequestrato nei suoli agricoli ed emette carbon credits in favore dei farmer; dall’altro si rivolge alle aziende vendendo i crediti di carbonio. L’obiettivo è quello di facilitare lo sviluppo del mercato e assistere gli agricoltori nella transizione verso un’agricoltura più sostenibile

Due esempi di farmer che hanno già incassato

Agronotizie riporta questi due significativi esempi.

Trey Hill è un agricoltore del Maryland, negli Stati Uniti, che produce mais, erba medica, segale e altre colture nell’area di Chesapeake Bay. Lo scorso anno ha guadagnato 115 mila dollari vendendo sul mercato crediti di carbonio equivalenti a 8 mila tonnellate di anidride carbonica, con un prezzo medio ad azione di 16,5 dollari.

Kelly Garrett è un altro agricoltore statunitense, questa volta dell’Iowa, che ha guadagnato oltre 341 mila dollari vendendo crediti di carbonio generati nella propria azienda agricola. Nei terreni aziendali Garrett ha infatti sequestrato circa 23 mila tonnellate di anidride carbonica. Per dare un termine di paragone, un automobilista medio immette in atmosfera circa 26 tonnellate di anidride carbonica all’anno (130 grammi/chilometro per 20mila chilometri/anno).

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


Lascia un commento

Il tuo indirizzo mail non sarà pubblicato I campi obbligatori sono contrassegnati


Chi siamo

Nato nel 2014, Il Nuovo Agricoltore è un portale informativo dedicato all’agricoltura, con un occhio di riguardo alle innovazioni tecnologiche. Il progetto è sviluppato da Kverneland Group Italia.


CONTATTACI