Basta chiacchiere: ecco come si deve affrontare la battaglia sul prezzo equo del frumento
Il prezzo del frumento quest’anno tocca i minimi del nuovo millennio. Tutti si lamentano, agricoltori e trasformatori, in un gioco a rimpiattino fatto di chiacchiere e di proclami. Si invoca il Piano Cerealicolo Nazionale come la panacea di tutti i mali.
Ma come direbbe Totò: “Quale Piano Cerealicolo, ma mi faccia il piacere…”. Ancora un volta è tutta una questione di numeri e di dati che mancano. Ci spieghiamo meglio.
Gli agricoltori, per bocca delle loro rappresentanze sindacali (per una volta unite nel coro), affermano che si è prodotto in quantità e in qualità. Gli industriali ribattono dicendo che la qualità non c’è e per questo sono costretti a ricorrere più del solito alle importazioni. Ma, diciamo noi, il mondo dei produttori agricoli insieme alle cooperative e ai consorzi agrari riuscirà una buona volta a realizzare un monitoraggio serio e inconfutabile sulla qualità del frumento prodotto nel 2016? O vogliamo continuare a ribattere senza numeri e senza dati al mondo industriale?
Una volta che, come fanno da anni i francesi quando vengono in Italia a vendere il loro grano, buttiamo sul tavolo di mugnai e pastai il monitoraggio della qualità suddivisa per aree geografiche e dimostriamo che le proteine ci sono e anche gli altri parametri qualitativi, ecco che si capisce una volta per tutte chi ha ragione. Cosa aspetta il mondo agricolo a fare questa prima mossa, che è l’unica che può mettere con le spalle al muro l’industria? Tutti si lamentano e nessuno agisce.
C’è comunque un serio dubbio in fondo a tutta la questione, e cioè che il mondo produttivo riesca a farla davvero questa benedetta qualità, il che è tutto da dimostrare. Ma questa è solo la seconda puntata di tutta la vicenda, e questa sì che riguarda il Piano Cerealicolo Nazionale, che non potrà mai decollare con serietà se prima non si ha la fotografia di quello che stiamo producendo nei nostri campi.
Un commento
Vittorio Zinzi
7 Luglio 2016 at 11:57 am
Buongiorno a tutti, mi permetto di dissentire dal contenuto del suo articolo. Qui non si tratta di qualità più o meno buona del prodotto italiano a fronte di quello straniero. qui è in atto una manovra speculativa globale sul prezzo del grano duro a danno dei produttori. infatti, il prezzo del grano è basso sui mercati mondiali e non solo su quello italiano. basta guardare i valori dei futures sulla borsa di Chicago o altrove. la domanda è : a chi giova ?
grazie dell’attenzione, Vittorio Zinzi