Cari burocrati, sosteniamo gli investimenti per la raccolta e distribuzione dell’acqua
Ce ne si accorge, e quindi se ne parla (spesso anche a sproposito), solo quando c’è l’emergenza. E così in questo torrido 2017 il “problema irriguo” per l’agricoltura torna in prima pagina.
Non c’è dubbio che la tesaurizzazione dell’acqua e la sua più razionale distribuzione nei campi deve essere tra le priorità nei piani di sviluppo rurale nazionali e regionali prossimi venturi, ma anche con gli attuali Psr qualcosa si può ancora fare: dato che, per esempio, la misura 4 di tutti i Psr finanzia gli investimenti, sarebbe opportuno che le regioni cominciassero a pensare seriamente a indirizzare i tanti soldi ancora rimasti da spendere sulle vere priorità che ha la nostra agricoltura, e l’acqua è certamente tra queste.
Mancano gli invasi a livello aziendale, mancano le infrastrutture irrigue moderne in molte aree, sono rare le applicazioni di sistemi più razionali di distribuzione irrigua a livello di campo. È qui che occorre dare una mano agli agricoltori per spingere gli investimenti sulla risorsa irrigua, perché ormai è chiaro che le colture primaverili estive senza irrigazione di soccorso non si possono più fare.
Persino il sorgo, coltura notoriamente seccagna, quest’anno si è bruciato e quel po’ di granella che c’è in campo è stata raccolta a partire dal 20 luglio. Non parliamo poi del mais e della soia, perché chi si è azzardato a seminarli non prevedendo interventi irrigui si troverà senza raccolto.
Dunque, cari burocrati, datevi da fare per cercare una soluzione percorribile sin dai prossimi bandi e promuovete piani di sviluppo locali incentrati sul sostegno finanziario per chi realizza invasi aziendali e sistemi di distribuzione risparmiosi come il pivot, il ranger o la goccia. Non c’è tempo da perdere, perché ormai il clima ci ha già detto che direzione ha preso.