Cari burocrati, sosteniamo gli investimenti per la raccolta e distribuzione dell’acqua

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Ce ne si accorge, e quindi se ne parla (spesso anche a sproposito), solo quando c’è l’emergenza. E così in questo torrido 2017 il “problema irriguo” per l’agricoltura torna in prima pagina.

Non c’è dubbio che la tesaurizzazione dell’acqua e la sua più razionale distribuzione nei campi deve essere tra le priorità nei piani di sviluppo rurale nazionali e regionali prossimi venturi, ma anche con gli attuali Psr qualcosa si può ancora fare: dato che, per esempio, la misura 4 di tutti i Psr finanzia gli investimenti, sarebbe opportuno che le regioni cominciassero a pensare seriamente a indirizzare i tanti soldi ancora rimasti da spendere sulle vere priorità che ha la nostra agricoltura, e l’acqua è certamente tra queste.

Mancano gli invasi a livello aziendale, mancano le infrastrutture irrigue moderne in molte aree, sono rare le applicazioni di sistemi più razionali di distribuzione irrigua a livello di campo. È qui che occorre dare una mano agli agricoltori per spingere gli investimenti sulla risorsa irrigua, perché ormai è chiaro che le colture primaverili estive senza irrigazione di soccorso non si possono più fare.

Persino il sorgo, coltura notoriamente seccagna, quest’anno si è bruciato e quel po’ di granella che c’è in campo è stata raccolta a partire dal 20 luglio. Non parliamo poi del mais e della soia, perché chi si è azzardato a seminarli non prevedendo interventi irrigui si troverà senza raccolto.

Dunque, cari burocrati, datevi da fare per cercare una soluzione percorribile sin dai prossimi bandi e promuovete piani di sviluppo locali incentrati sul sostegno finanziario per chi realizza invasi aziendali e sistemi di distribuzione risparmiosi come il pivot, il ranger o la goccia. Non c’è tempo da perdere, perché ormai il clima ci ha già detto che direzione ha preso.

L’irrigazione a goccia di soia e mais è senza dubbio uno dei sistemi più razionali di uso della risorsa idrica.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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