Cereali, la ricetta per convivere con la volatilità dei prezzi di mercato

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  1. Eccesso di produzione per andamenti climatici favorevoli e aumento delle superfici coltivate.
  2. Smantellamento della politica UE “dei mercati” con riduzione quasi a zero dei sostegni interni e dei sussidi all’esportazione.

Questi due fenomeni, messi insieme, generano l’instabilità dei prezzi agricoli comunitari: è quella che si chiama “volatilità” e che ormai è un fenomeno strutturale e non congiunturale né episodico. Quindi, dato per scontato che i prezzi sono e saranno sempre un’incognita, come deve fare l’agricoltore per ricavare un po’ di reddito in queste condizioni di estrema incertezza?

Angelo Frascarelli, docente di economia e politica agraria all’Università di Perugia, è unanimemente riconosciuto come l’economista e agronomo più esperto di Pac, di mercati e di strategie aziendali; pertanto riportiamo all’attenzione dei nostri lettori una sintesi della sua “ricetta per convivere con la volatilità” uscita sull’ultimo numero di Terra e Vita.

Una premessa e quattro mosse da fare

La premessa necessaria è la seguente: la sostenibilità economica dei cereali d’ora in poi non si può che basare su ricavi superiori ai costi di produzione, senza contare più sul sostegno della politica agricola. Ne consegue che l’agricoltore ha di fronte quattro possibili strategie:

  1. Operare sui mercati attuali con prodotti attuali, quindi con un incremento delle rese e con il contenimento dei costi variabili e fissi.
  2. Ampliare l’attività, con il posizionamento dei prodotti attuali su mercati nuovi, modificando le relazioni di filiera.
  3. Sviluppare prodotti nuovi per mercati attuali, puntando sul miglioramento qualitativo del prodotto agricolo e sull’innovazione del prodotto finito.
  4. Orientare la produzione verso prodotti nuovi, esplorando mercati nuovi con nuove colture e innovazione commerciale.

Vediamo ora più in dettaglio ciascuna delle quattro proposte.

Aumento della produttività per ettaro

In questo primo caso l’agricoltore non migliora la qualità e non cerca nuovi mercati. Quindi le uniche due cose che gli rimangono da fare sono aumentare le rese e contenere i costi, introducendo innovazioni di processo, cioè tecnologiche, oppure aumentare gli ettari coltivati – e questo è alla portata soprattutto dei contoterzisti.

Le innovazioni di processo sono la strada maestra da seguire e le tecnologie dell’agricoltura di precisione sono il mezzo più efficace per avere buoni risultati nel contenimento dei costi e nell’aumento della produttività delle colture.

Sviluppo di nuovi prodotti

In questo caso i due strumenti da utilizzare sono il miglioramento della qualità e la tracciabilità di ciò che si produce. I cereali si devono trasformare da commodities, cioè prodotti di massa indistinti, in specialità che vanno a intercettare nuovi bisogni e prezzi di mercato più favorevoli. Due sono le linee di intervento indicate da Frascarelli:

  • La tipicità del prodotto, come per esempio i cereali di nicchia, antichi e minori.
  • La produzione biologica.

In Italia i cereali biologici occupano circa 203 mila ettari e i prezzi sono sostenuti da una domanda crescente da parte del consumatore. L’aumento della domanda ha creato filiere organizzate capaci di garantire la tracciabilità e il settore è quindi in forte espansione. È chiaro che la produzione biologica ha il suo punto debole nella bassa produttività a ettaro rispetto alla produzione convenzionale; tuttavia una programmazione coordinata della produzione e un contatto sempre più stretto con l’industria fanno ben sperare.

Sviluppo di nuovi mercati

L’obiettivo in questo caso è migliorare le condizioni di collocamento della produzione verso gli utilizzatori. Due sono gli obiettivi da perseguire:

  • Ridurre o eliminare i costi impropri che gravano sulla filiera a causa dei troppi intermediari attivi nel comparto che non portano alcun valore aggiunto.
  • La produzione agricola deve essere integrata fortemente con gli utilizzatori.

Oggi in Italia siamo molto indietro, perché i contratti di filiera interessano meno del 5% della produzione cerealicola. Ma la sottoscrizione di un contratto di filiera è la strada obbligata, poiché la produzione agricola deve essere integrata con lo stoccaggio e la trasformazione, creando sinergie e vantaggi reciproci. Dunque, amici agricoltori, anche se siete scettici dovete convincervi che la strategia vincente è la produzione sotto contratto e/o la gestione associata in cooperativa o OP per pianificare la produzione in funzione delle esigenze degli utilizzatori e per stabilizzare il prezzo riducendo gli effetti della volatilità. Produrre alla cieca e sperare nei buoni prezzi futuri è una strategia perdente.

Riconversione intra ed extra settore

Mercato nuovo e prodotto nuovo è l’ultima opzione possibile. Se con i cereali non si riesce a fare reddito, si deve cambiare totalmente indirizzo produttivo, altrimenti l’unica strada che rimane è quella di abbandonare la terra.

“Riconversione” vuol dire cambiare colture, ma anche indirizzarsi verso servizi quali per esempio l’agriturismo, le fattorie didattiche e la vendita al dettaglio. La cessazione dell’attività agricola invece non deve essere una opzione, perché l’abbandono provoca sempre forti squilibri, anche se in certe condizioni è inevitabile.

In conclusione, come si fa a decidere?

Per sapere quale di queste quattro strade è quella giusta, occorre un’attenta valutazione economica della situazione aziendale, e qui casca l’asino, perché ancora tantissimi agricoltori guardano solo al flusso di cassa e al conto corrente e non hanno una contabilità evoluta.

Quanto mi costa quella coltura? Quanto mi costa una tonnellata di prodotto? A quanto ammontano i miei costi fissi e quelli variabili? Sapete rispondere tutti con esattezza? Forse no.

E poi i conti vanno fatti sulla media di almeno cinque anni, e non su uno o due come fanno quasi tutti. Infatti, se osserviamo i prezzi dei cereali degli ultimi cinque anni, il grano duro non ha mai tradito le attese, attestandosi su circa 270 euro/tonnellata. Quindi, solo se i conti degli ultimi cinque anni sono negativi occorre cambiare strategia aziendale, e il mercato offre tante soluzioni: basta solo cercarle con molta perseveranza e mettendo in campo tanta professionalità.

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